La leggenda dei 47 Rōnin. La vera storia dei Samurai di Asano Naganori
47 ronin

 

Le avventure dei 47 rōnin NON sono una leggenda, ma un fatto storico che l’immaginazione popolare si è dilettata ad abbellire.

Quella dei 47 rōnin, è una storia che risale alla notte del 14 dicembre del 1702, quando i samurai di Ako vendicarono l’onore del loro signore, Asano Naganori, daimyō di Ako, caduto in disgrazia e costretto a fare seppuku.

 

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L’avventura dei Ronin è celebre perché ognuno di loro si comportò nobilmente così come tutti coloro che li aiutarono dando prova delle virtù più nobili e più elevate di cui l’umanità possa andar fiera.

 

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Cosa significa rōnin?

 

Prima di raccontare brevemente la storia, è importante sapere che mentre il termine Samurai in giapponese significa servitore;

di contro, il termine Rōnin indica il samurai senza padrone, l’uomo – onda, come la foglia sull’acqua è trasportata a destra e a manca, così il Rōnin, guerriero senza guida né padrone, diviene un reietto della casta dei guerrieri e il termine assume un senso profondamente dispregiativo.

 


Scopri chi sono stati i 9 samurai più famosi di sempre in questo → articolo. 


 

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Unico caso in cui la parola Rōnin ha un significato eroico, quasi mitico, è appunto quando essa è collegata ai famosi samurai di Asano, appunto i 47 Rōnin.

Da ultimo, nel 1748, Takeda Izumo scrisse e rappresentò forse l’opera teatrale giapponese più famosa di tutti i tempi, Chushingura, che altro non è se non la storia memorabile dei 47 Rōnin, da allora considerati i più veri e puri interpreti del Bushido, la Via del Guerriero giapponese.

La leggenda dei 47 Rōnin è divenuta il più alto esempio di lealtà ed eroismo che la storia del Giappone ricordi.

 

47 ronin

Il libro → La storia dei 47 Rōnin

 


 

 – La storia dei 47 Ronin

– La critica ai Rōnin

– I 47 Rōnin nella cultura popolare

 

– CONCLUSIONI 

 

 


 

La storia vera dei 47 Rōnin

 

L a vicenda ha inizio alla fine del 1600, durante l’era Tokugawa.

All’epoca i daimyō, i signori feudali giapponesi, dovevano trascorrere un anno nel proprio feudo e uno nella capitale (alternanza chiamata sankin-kōtai), mentre i loro familiari erano sempre residenti a Edo, ospiti degli uomini dello shōgun.

 

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L’Imperatore Higashiyama , come ogni anno appunto, inviava dei rappresentanti a rendere omaggio allo Shogun Tokugawa Tsunayoshi, massima autorità militare che risiedeva ad Edo, l’odierna Tokyo.

Lo shogun incaricò quindi alcuni daimyo, tra i quali Asano Naganori, di preparare il ricevimento sotto la supervisione di un alto funzionario, Kira Yoshinaka, che aveva il compito di istruirli sull’etichetta di corte. 

 

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Com’era d’uso, i daimyo fecero dei regali a Kira per ringraziarlo della sua disponibilità.

Tuttavia, il regalo di Asano Naganori non venne ritenuto sufficiente da Kira Yoshinaka, il funzionario shogunale che, per vendicarsi dello sgarbo, lo insultò e ridicolizzò durante la cerimonia a corte.

 

 

Asano dopo l’ennesimo insulto estrasse il pugnale e colpì Kira, sfregiandogli il volto, senza riuscire però nell’intento di ucciderlo, impacciato dagli abiti cerimoniali.

Fu ritenuto una colpa molto grave l’attacco avvenuto all’interno del palazzo shogunale, quindi Asano, ormai coperto di vergogna, fece seppuku. Il suo feudo fu confiscato dallo Shogun e i suoi samurai, più di trecento, furono dispersi, diventando rōnin , ovvero samurai decaduti senza padrone.

 

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Uno dei capi, Oishi Kuranosuke, decise che l’ingiustizia doveva essere vendicata con il sangue e scelse 47 samurai tra i più fedeli.

Prima di mettere in pratica il loro piano di vendetta, i samurai diventati rōnin senza padrone, attesero due anni per aggirare l’allerta elevata del funzionario Kira, che temeva una rappresaglia.

 

 

Nascondendosi si finsero caduti nel degrado più assoluto:

iniziarono a bere, a frequentare bettole e bordelli, a giocare d’azzardo, girando per le strade con vestiti sporchi e maltrattando le loro famiglie, facendo credere che in loro non c’era più traccia dei valorosi samurai che erano stati.

 

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Lo stesso Oishi Kuranosuke, a capo della vendetta, divorziò da sua moglie per proteggerla da eventuali pericoli, apparendo agli occhi di tutti come un ubriacone manesco e abbrutito.

Trascorsi i due anni, quando Kira ormai era convinto che uomini così degradati non avrebbero potuto in nessun modo vendicare la morte del loro signore, come prevedeva il codice dei samurai, i pazienti rōnin sferrarono il loro attacco.

L’irruzione nel palazzo di Kira è però soltanto il penultimo atto di una congiura intrisa di sofferenza e di abnegazione, la cui conclusione tragica e grandiosa è il suicidio rituale, o seppuku, dei protagonisti.

 

 

 

Il racconto mette davanti agli occhi del lettore uno scenario tragico di straordinaria tensione: è una storia di non-avvenimenti, la storia di un’attesa – l’attesa della vendetta – e dei suoi dubbi implacabili; è lo spalancarsi dell’abisso del cuore umano davanti al dubbio solenne della decisione tra lealtà e tradimento, onore e viltà, giustizia e iniquità.

 

*

 

Così la gelida notte del 14 dicembre 1702, penetrarono nel castello di Kira, dove era in corso una festa eliminando le guardie e coprendo le proprie tracce nella neve.

Kira ubriaco si rifugiò in un capanno tra i sacchi di carbone, ma fu trovato dallo stesso Oishi Kuranosuke, che gli offrì di fare seppuku con la spada appartenuta ad Asano, ma Kira vigliaccamente rifiutò e fu decapitato. La sua testa fu portata sulla tomba del nobile Asano.

Poi, i 47 guerrieri si diressero al palazzo shogunale, consapevoli che lo Shogun pur riconoscendo il gesto compiuto dai samurai come necessario, non avrebbe tollerato la violazione dei precetti, morali e di legge, e quindi si consegnarono alla giustizia. 

 

Bushidō

Il libro: → Bushido. L’anima del Giappone

 

Tokugawa Tsunayoshi concesse al gruppo l’onore di morire tramite seppuku.

La sentenza che condanna gli eroici samurai a darsi la morte, il 4 febbraio 1702, ordinava al più giovane di rimanere in vita affinché le offerte rituali fossero fatte con regolarità agli spiriti nobili condannati. Sembra che sia vissuto fino a tarda età e che sia stato sepolto insieme agli altri. 

Per aiutare a calmare l’indignazione pubblica per la condanna inflitta ai rōnin, il governo dello Shogun restituì il titolo e un decimo delle terre di Asano Naganori al figlio maggiore.

 

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I 47 rōnin furono sepolti, insieme al loro signore Asano Nagamori, nel tempio di Segakuji di Tokyo. Le tombe sono tutt’oggi una meta molto frequentata dai Giapponesi che ricordano ancora con ammirazione e affetto l’impresa dei 47 rōnin. Presso il tempio di Segakuji esiste anche un museo che raccoglie indumenti , armi e armature del gruppo guidato da Oishi Kuranosuke che racconta la leggenda dei 47 Rōnin.

 

 


 

 

La critica ai Rōnin

 

I rōnin attesero oltre 14 mesi in attesa del “momento giusto” per la loro vendetta. Yamamoto Tsunetomo, autore della celebre opera Hagakure, pose la domanda:

“E se, nove mesi dopo la morte di Asano, Kira fosse morto di malattia? La sua conclusione fu che i quarantasette rōnin avrebbero perso la loro unica possibilità di vendicare il loro signore.”

 

Il libro: → Hagakure. Il codice segreto dei Samurai

 


 

La vera storia dei 47 Ronin

 

I 47 Ronin nella cultura popolare

 

La storia divenne subito famosissima è fu adattata in innumerevoli commedie kabuki, spettacoli di burattini bunraku, stampe xilografiche e successivi film e programmi televisivi. Le versioni romanzate della storia sono conosciute come Chushingura e continuano a essere molto popolari anche oggi. In effetti, i 47 Ronin sono considerati esempi di bushido da emulare per il pubblico moderno.

 

*

 

L’impatto che questa storia ha avuto sull’immaginario popolare è stato talmente forte da essere ancora oggi un simbolo dell’orgoglio del Paese del Sol Levante, per l’onore e la lealtà degli antichi samurai giapponesi sempre fedeli al Bushido.

Oggi ancora persone provenienti da tutto il mondo si recano al Tempio Sengkuji per vedere il luogo di sepoltura di Asano e dei quarantasette Ronin ogni 14 dicembre recando omaggio ai valorosi guerrieri.

 

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CONCLUSIONI

 

⭕   La leggenda dei 47 Rōnin è ancora oggi considerata una delle storie più famose del Giappone e una delle più incredibili storie conosciute di lealtà e fedeltà, perché ognuno dei rōnin si comportò nobilmente così come tutti coloro che li aiutarono diedero prova delle virtù più nobili e più elevate di cui l’umanità possa andar fiera.

Se ti è piaciuto l’articolo lascia un commento e facci sapere che cosa ti affascina dei samurai e del bushido?

 

47 ronin

Il libro → La storia dei 47 Rōnin

 


 

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