Takashi Paolo Nagai

L a sera del 6 agosto, il dottor Nagai viene a conoscenza che una bomba atomica è stata lanciata dagli americani su Hiroshima. Con Midori, decide di allontanare i loro bambini a 6 chilometri, nella campagna, a Matsuyama, accompagnati dalla madre di Midori.

La mattina dell’8 agosto, sotto lo sguardo sorridente di Midori, Takashi parte per il suo lavoro di una notte di guardia all’ospedale.

Avendo dimenticato il suo pasto, torna a casa, inaspettatamente, e sorprende Midori in lacrime. Si dicono “arrivederci” ma sarà un addio. Il 9 agosto 1945, alle 11:02, la seconda bomba atomica lanciata dagli americani sul Giappone colpisce Nagasaki.

All’istante del bombardamento, il dottor Nagai è in servizio in radiologia all’ospedale universitario di Nagasaki.

Riceve una seria ferita che tocca la sua arteria temporale destra, ma si unisce al resto del personale medico superstite per dedicarsi alla cura dei feriti. Più tardi, redigerà un rapporto medico di 100 pagine a proposito delle sue osservazioni.

L’11 agosto, Takashi Nagai ritrova l’area della sua casa e, tra un mucchio di ceneri, delle ossa carbonizzate: Midori e la sua corona del rosario vicino a lei. Il suo nome da ragazza era Maria Midori Moriyama.

Paolo Takashi Nagai ha voluto scrivere il suo nome da sposata sulla croce della sua tomba: “Marina Nagai Midori, deceduta il 9 agosto 1945, a 37 anni” (Marina è un diminutivo di Maria).

Per i cinquantotto giorni seguenti Nagai continua a curare le vittime della bomba atomica ed insegnare all’università di Nagasaki. Ma è colpito gravemente dalla leucemia, l’8 settembre 1945, e deve restare a riposo per un mese; la morte gli sembra vicina.

Si trasferisce nel quartiere di Urakami, quello dell’ipocentro della bomba, il 15 ottobre 1945.

Fa costruire una piccola capanna, dai pazienti riconoscenti e da suoi allievi, fatta coi pezzi della sua vecchia casa. Denominata “Nyoko-dō” (“Amate gli altri come voi”, secondo le parole di Gesù “amerai il tuo prossimo come tu stesso”), rimane coi suoi due bambini scampati (Makoto e Kayano), sua suocera e due altri genitori. Questa capanna misura un poco più di sei tatami, costruita per lui nel 1947 da un carpentiere legato alla famiglia Moriyama.

Quando la sezione locale della società San Vincenzo de’ Paoli offre di costruirgli un’altra casa, nella primavera 1948, chiede di ingrandire leggermente la capanna esistente, per fare un favore al suo fratello e la sua famiglia e per stabilire una struttura semplice, simile ad un salone del tè, largo due tatami, per sé.

In questo piccolo rifugio alle maniere di un eremo, trascorre i suoi ultimi anni in preghiera e contemplazione.

Per i 6 mesi successivi, osserva il lutto di Midori e si lascia crescere la barba e i capelli. Il 23 novembre 1945, una messa è celebrata, davanti alle rovine della cattedrale, per le vittime della bomba. Takashi dà un discorso riempito di fede, paragonando le vittime ad un’offerta consacrata per ottenere la pace. Comincia a scrivere molti rapporti medici (“Atomic Illness and Atomic Medicine”) che le prove che saranno tradotte in parecchie lingue: “Le Campane di Nagasaki” (“Nagasaki no Kane”), finito il 9 agosto 1946, è il più celebre – un film giapponese dello stesso nome ne è stato tratto, poco dopo la sua morte.

Nel luglio 1946, crolla sulla piattaforma della stazione. Diventato invalido, vive ormai allettato. In 1948, utilizza i 50.000 ¥ versati da “Kyushu Time” per piantare 1000 ciliegi di tre anni nel quartiere di Urakami per trasformare questa terra devastata in “Collina in fiore”. Anche se alcuni sono stati sostituiti, questi ciliegi sono chiamati sempre “Nagai Senbonzakura” (i 1000 ciliegi di Nagai) ed i loro fiori decorano le case di Urakami nella primavera.

Il 3 dicembre 1949, è fatto cittadino onorario della città di Nagasaki, malgrado le proteste dovute alla sua fede cattolica.

Riceve la visita di Helen Keller. È visitato anche nel 1949 dall’Imperatore Hirohito e dal cardinale Gilroy, emissario del Papa. Il 1º maggio 1951, chiede che lo si porti all’università affinché gli studenti in medicina possano osservare gli ultimi istanti di un uomo che si prepara a morire di leucemia.

Ma perisce poco dopo il suo arrivo: sono le 21 e 30. Muore a 43 anni. Il 3 maggio, 20.000 persone assistono alle sue esequie davanti alla cattedrale.

La città di Nagasaki osserva un minuto di silenzio nel momento in cui suonano le campane di tutti gli edifici religiosi. Il 14 maggio, una cerimonia ufficiale ha luogo in memoria del dottor Nagai poi i suoi resti sono sepolti nel cimitero internazionale Sakamoto. Al momento della sua morte, lascia dietro di lui una voluminosa raccolta di prove, memorie, disegni e calligrafie su diversi temi, comprendendo Dio, la guerra, la morte, la medicina e la situazione degli orfani.

Questi testi sono stati apprezzati da un gran numero di lettori, durante l’Occupazione del Giappone (1945-1952). Sono come le cronache spirituali dell’esperienza della bomba atomica.

I suoi libri

Le campane di Nagasaki

Le campane di Nagasaki

Takashi Paolo Nagai

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