Black Myth Wukong – Videogiochi e Tradizione

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I videogiochi sono storie o esperienze da vivere?

 

 


 

 

– Black Myth Wukong 

– Il Viaggio in Occidente: tra tradizione e futuro

– L’utopia della narrativa interattiva o Il conflitto tra gioco e narrativa 

 

 


 

 

Black Myth Wukong

 

“The story of Wukong tells more than Wukong himself. The monkey is the leading role for sure, but he still is a small part of the whole vivid world. There are plenty of intriguing characters and thought-provoking dialogues in Journey to the West, not to mention the darkness veiled. We applaud when Wukong defeats those so-called “villains”, but who are they indeed? Why do they go against our heroes? Cunning fairies, brutal monsters,- amorous lords or coward gods,.. We are curious about their fears and love, goodwill and hatred, obssessiveness and daily life. In virtue of high quality graphics, sufficient details, immersive combats and great storyline, we are able to build Eastern fantasy world alive in our heart, instead of only picturing some major characters. This is a wide wild romantic world, suffused with fancy and mystery, yet still seems truly existing.

Black Myth: Wukong, is our first attempt to create this ultimate fictional universe. The dark night has given us piercing eyes, we will use them to discover our destiny.”

 

Game Science

 

Questo è il testo di presentazione del videogioco Black Myth: Wukong, nuovo prodotto della casa produttrice Game Science: un action/RPG in terza persona, che mescola l’esplorazione ambientale con un gameplay basato sulle abilità dei giocatori.

L’uscita del videogioco è purtroppo ancora da definire. È stato recentemente rilasciato un video gameplay con la pubblicazione che ha lasciato molti stupefatti.

 

 

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La clip di otto minuti mostra il protagonista WuKong – conosciuto da tutti come “Scimmiotto” – ci presenta il protagonista mentre viaggia attraverso i boschi incontrando nemici mistici e fantastici lungo il suo cammino.

La trama di Black Myth: Wukong è interamente basata e costruita sul romanzo cinese del XVI secolo conosciuto con il titolo di Il Viaggio in Occidente, e ripercorre il leggendario pellegrinaggio del monaco Tripitaka mentre si avventura attraverso la Cina e l’India per raccogliere i testi sacri buddhisti conosciuti come Sutra.

A causa dei pericoli del viaggio, i suoi discepoli (Porcellino, Sabbioso ecc.) tra i quali spicca per simpatia, ingegno e “furbizia”, Sun Wukong/Scimmiotto, hanno il compito di proteggere Tripitaka, spesso combattendo bestie e mostri mentre viaggiano nelle profondità dell’Asia centrale.

Il pubblico occidentale è già avvezzo alla figura di Scimmiotto, figura centrale del Viaggio in Occidente, perché il grande fumettista giapponese Akira Toriyama si è ispirato proprio a lui per creare il protagonista di Dragon Ball, mantenendone le fattezze, a metà tra uomo e animale ma giapponesizzando appena il nome da Sun Wukong a Son Goku, chiamato più semplicemente Goku, e lasciandogli il celeberrimo bastone allungabile, l’arma iconica del Re Scimmia.

 

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Purtroppo Game Science non ha ancora annunciato alcuna data di uscita per Black Myth: Wukong, ma la casa produttrice cinese spera di lanciarlo per PC e console nel 2023 (riscrivendolo in Unreal Engine 5, l’ultima iterazione del motore grafico, realizzato da Epic Games), obbligando il pubblico a pazientare in febbrile attesa.

 

 

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Il viaggio in Occidente, tra tradizione e futuro

Ancora oggi le fantastiche avventure di Scimmiotto affascinano tutto il mondo e vengono riproposte nei più svariati modi: opere teatrali, musical, serie televisive, dai fumetti ai cartoni animati, fino appunto a videogiochi di nuova generazione.

La storia di questo libro è legata alla figura del suo autore Wu Cheng’en (1500-1582 circa), probabilmente un poeta dai dubbi successi diventato eremita, che riuscì con questo “romanzo” a combinare una abbagliante farsa donchisciottesca che porta a meditare sugli enigmi esistenziali: la tragedia della mortalità, gli ostacoli all’autoperfezionamento, la violenza, il caos del mondo umano e animale, buddhismo, taoismo…

 

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Il Viaggio in Occidente (1580 circa), tradotto in versione integrale per Luni Editrice da Serafino Balduzzi (2 voll., 1600 pp, 60,00 euro), è uno dei capolavori della letteratura cinese classica nonché testo fondamentale della narrativa orientale. Vi sono raccontate le ricerche delle sacre scritture buddhiste da parte di un monaco della dinastia Tang nel VII secolo d.C., Tripitaka, accompagnato da un Re Scimmia di grande talento e praticante di kung fu chiamato Sun Wukong o Scimmiotto (uno dei reprobi più memorabili della letteratura mondiale); Porcellino, uno spirito maiale amante del riso e capace di volare con le sue orecchie, e Sabbioso, un mostro mangiatore di uomini.

Sebbene la ricerca dei viaggiatori/cercatori sia apparentemente spirituale, il libro brilla di irriverenza nei confronti dell’autorità religiosa e morale.

 

Popolato da dei, demoni, imperatori, burocrati, monaci, animali, boscaioli, banditi e contadini, il romanzo presenta una visione epica della Cina imperiale: cattura, con splendidi dettagli inventivi, la complessa trama della società, della politica e delle credenze religiose cinesi, in un quadro di avventura comica che è profondamente sovversivo di molte percezioni popolari occidentali della cultura cinese.

 

Black myth wukong journey to the west monsters

 

Il romanzo inizia con un vivace prologo, che racconta i numerosi tentativi di Scimmiotto di raggiungere la saggezza immortale, mentre acquisisce conoscenze e armi, come la capacità di eseguire “capriole nelle nuvole”, che lo portano a fare un salto di  30.000 miglia o possedere un bastone dal cerchio d’oro (che pesa quasi 20.000 libbre) che può ridursi alle dimensioni di un ago: diventa un maestro del sotterfugio imparando a trasformarsi in 72 diverse varietà di creature (sebbene i suoi travestimenti umani manchino di perfetta autenticità a causa della sua incapacità di perdere la coda).

Studia gli incantesimi di congelamento dei demoni e come trasformare ciascuno degli 84.000 peli del suo corpo in altri animali (compresi i cloni di se stesso) o in oggetti.

Eppure, di volta in volta, viene abbattuto dal suo irrefrenabile amore per il male. Infine, dopo aver intrapreso una sinecura burocratica nel governo celeste dell’Imperatore di Giada, commette l’imperdonabile crimine di rimpinzarsi di pesche, vino ed elisir dell’immortalità. Dopo un’epica battaglia tra Scimmiotto e gli eserciti del Cielo, il Buddha inchioda Wukong sotto una Montagna

 

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Cinquecento anni dopo inizia Il Viaggio in Occidente, quando  uno degli imperatori fondatori della dinastia Tang invia un santo monaco, Xuanzang (Tripitaka), in India per riportare in Cina i preziosi Sutra buddhisti della “trascendenza e persuasione alla buona volontà”. Durante il cammino di Xuanzang dalla Cina all’India, il Buddha libera Wukong da sotto la montagna in modo che possa scontare i suoi peccati proteggendo il monaco durante il viaggio.

Insieme ad altri due discepoli, questa banda di viaggiatori più che improvvisata, avanza verso Occidente percorrendo le insidiose terre selvagge della Via della Seta attraverso lo Xinjiang, il Tibet, il Nepal per giungere infine in India.

Nel corso del loro viaggio, incontrano buddhisti assassini, perfidi taoisti e mostri di ogni forma e dimensione.

 

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La straordinaria fortuna del Viaggio in Occidente è legata non solo alle mirabolanti vicende che paiono piovere addosso a Scimmiotto e Porcellino senza sosta, ma alla spensierata concretezza, spontaneità e vivacità delle azioni, al sonoro prendere in giro non l’autorità, ma tutte le autorità, da quella temporale a quella religiosa. Nel corso dei secoli non si contano le rappresentazioni popolari e teatrali, le riduzioni in forma di testo semplificato o gli studi filologici più approfonditi, ma il filo rosso di tutte le storie è sempre lui, Scimmiotto, come si dice, dagli inferi alle stelle tra gli Dei.

 

Il Viaggio in Occidente

Il libro: → Il Viaggio in Occidente

 

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L’utopia della narrativa interattiva o Il conflitto tra gioco e narrativa

“Come dunque nelle altre arti imitative l’imitazione è una quando l’oggetto imitato è uno, così l’intreccio, essendo imitazione di un’azione, deve imitare un’azione e quella un tutto, essendo l’unione strutturale delle parti tale che, se qualcuno di essi viene spostato o rimosso, il tutto sarà disarticolato e disturbato”.

Aristotele, Poetica,1 VIII

 

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Parlando più dettagliatamente dello sviluppo strategico del videogioco, sembra esserci un conflitto tra la temporalità del gioco e la costruzione del tessuto narrativo: nel momento in cui si entra nell’ambito della interattività, come nei games, quando il giocatore fa una scelta, questa deve essere nel presente, nel momento esatto in cui si gioca, mentre la narrazione o la storia, ha il tratto fondamentale di essere su un tema che c’è già stato, in una dicotomia presente/passato che è in continua alternanza e mutazione.

È un tratto costitutivo della narrazione e del romanzo in particolare, che il tempo del narratore e il tempo del narrato siano distanziati pur vivendo dello stesso schema costitutivo che invade la capacità cognitiva del giocatore.

 

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È essenziale per la narrazione che questa non avvenga a velocità costante, ma che ci sia respiro tra ripresa, tagli e scena.

Il gioco d’azione per computer si basa sul tempo reale, sul controllo costante e assoluto del giocatore.

Il gioco per computer non condivide la spaccatura temporale tra il tempo del narrato, del narratore e della lettura: nei videogiochi, questi tre tempi sono condensati in un solo: l’adesso. Ciò significa che il gioco per computer non ammette variazioni interessanti nel rapporto tra narratore e narrato.

 

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In particolare, i giochi per computer basano la loro struttura portante su narrazioni già scritte ma gradualmente si discostano senza che ci se ne accorga, per arrivare a ignorare la storia e la grafica stessa, concentrandosi esclusivamente sulla struttura del gioco, ovvero sulle manovre necessarie per completarlo, indipendentemente dall’argomento.

 

 


 

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La casa editrice Luni nasce nel 1992 con lo scopo di diffondere le idee che animano la riflessione italiana rendendo disponibili e accessibili al pubblico italiano molti testi del mondo Orientale spesso introvabili.

 


 

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