Cultura Islamica di Padre Dante

 

Inferno dantesco

 

Carlo Ossola

Articolo tratto da: Il Sole 24Ore 14-12-2014: (qui il Pdf)

 

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«Hic incipit liber qui arabice vocatur Halmahereig, quod latine interpretatur: “in altum ascendere”. Hunc autem librum fecit Machometus et imposuit ei hoc nomen»

 

(«Qui comincia il libro che in arabo si intitola Halmahereig, che in latino significa: “salire in alto”. Maometto lo compose, e gli diede tale nome»). 

 

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Ben prima che Enrico Cerulli pubblicasse, nel 1949,  Il Libro della scala. 

La questione delle fonti arabo-spagnole della Divina Commedia, un grande studioso spagnolo, Miguel Asín Palacios (Saragozza, 5 luglio 1871 – SanSebastián, 12 agosto 1944) aveva posto, con una erudita e vastissima messe di allegazioni, il problema dei contatti tra la struttura della visione di Dante e le tradizioni dell’ascensione o mi’rā’g’ di Maometto nei regni dell’oltretomba.

 

Miguel Asin Palacios

Miguel Asín Palacios

 

Il suo saggio La escatología musulmana en la Divina Comedia, pubblicato nel 1919, suscitò polemiche enormi; non si riconosceva più nell’autore, il sacerdote pieno di dottrina che aveva edito l’Averroísmo teològico en Santo Tomás de Aquino (1904), bensì un avventuroso e incauto assertore di contatti immaginari, e proprio alla vigilia del VI centenario della morte di Dante (1921).

Naturalmente il libro non venne tradotto in italiano, ma trovò un recensore attento nel grande arabista francese Louis Massignon, che gli consacrò, nello stesso 1919, un lungo saggio ora ripreso, da Andrea Celli, nel prezioso volume dello stesso Massignon, Il soffio dell’Islam. La mistica araba e la letteratura occidentale (Medusa, 2008).

Asín conosceva i resoconti del viaggio di Ricoldo da Montecroce, ma morì prima di aver potuto vedere l’edizione del Liber de scala, che certo avrebbe portato ben altri suffragi alle sue tesi (esso è ora edito da Anna Longoni. Rizzoli -Bur, 2013).

 

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Nei cinquant’anni dalla morte di Asín Palacios proposi all’editore Pratiche di pubblicare il volume (nell’ottima traduzione di Roberto Rossi Testa e Younis Tawfik) e da allora il libro si è ristampato, sino alla presente edizione, nella quale propongo il bilancio di ulteriori vent’anni di indagini. 

 

Liber de Scala

 

Dalle parallele ricerche di Maria Corti, e poi di più giovani studiosi – da Andrea Celli a Luciano Gargan -, è apparsa evidente l’ampia circolazione occidentale del Liber de scala, sino alla menzione di una copia del Liber de scala nell’inventario della biblioteca di un domenicano bolognese ai tempi di Dante.

Ora non si tratta né di attingere a tipologie intemporali che riunifichino i culti, come fece Frazer, e neppure di voler immaginare filiazioni dirette, bensì – ben vide Maria Corti – ritrovare costellazioni di testi e di senso che circolarono con libertà e influenze reciproche nel Mediterraneo della fine del Medioevo (Mediterraneo oggi irriconoscibile, per fratture e reciproca ignoranza, rispetto alla sua storia plurimillenaria).

Si tratta, ancor più, di sceverare ciò che è della “memoria collettiva” di tutte le tradizioni semitiche (ad esempio, il capitolo XXXIII che «parla del Paradiso in cui fu creato Adamo, e dei fiumi che in esso si trovano») da ciò che è più tipico di una tradizione araba che si innerverà in Occidente («Il XXVI capitolo parla di come Dio fece molteplici mondi e creature di molteplici specie»), e dai luoghi che possono aver suscitato l’attenzione di Dante e che ho ampiamente esaminato nell’ “Introduzione”.

 

*

 

Oggi, nei ripubblicare il volume, occorre riconoscere la funzione storica che il saggio ebbe, e rendere onore a Miguel Asín Palacios, probo e coraggioso nell’aprire un problema storiografico, che non è spento.

I libri servono a suscitare ricerche: e mi auguro che questa edizione, prima che nuovi giudizi, riapra le porte dell’inchiesta storica, sì che rientri il vento delle generazioni che corsero le acque e le terre, come vide Julio Cortázar per la parabola di Marco Polo:

«Con il mio nome / ho gettato sulle porte la pergamena aperta» (Marco Polo ricorda).

Carlo Ossola

 

Dante e l'Islam

Il libro: → Dante e l’Islam

 

Miguel Asin Palacios, l’Islam. L’escatologia islamica nella Divina Commedia, introduzione di Carlo Ossola, traduzione di R. Rossi Testa e Y. Tawfik, Luni editrice, Milano

 


 

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