Guénon. La vita quotidiana logora più di una crisi

 

di Armando Torno

Articolo tratto da: Sole24Ore gennaio 2023

 

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N el 1927 René Guénon pubblicò La crisi del mondo moderno. Del libro è uscita una nuova traduzione di Anna Pensante che riporta l’attenzione sulla complessa avventura del termine “crisi”.

 

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Guénon ha, come si dice, aperto le danze del ‘900; esse proseguiranno – per limitarci a casi celebri – con il saggio de11933 Lo schema delle crisi di Ortega y Gasset, soprattutto con l’opera di Husserl La crisi delle scienze europee del1936.

In quest’ultima si ricorda come il termine sia diventato un protagonista dopo la rottura dei fondamenti teoretici del sapere causata dalla scienza galileiana e dai suoi epigoni. Le conseguenze di una crisi erano già analizzate nel libro di Brooks Adams La legge della civiltà e della decadenza (New York1895, tradotto da Mimesis nel 2018), tuttavia l’idea che emerge nel ‘900 si deve a Popper.

 

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Sostiene che la crisi di una teoria va continuamente stimolata, perché il suo banco di prova si deve cercare nella capacità di resistere a tutti i tentativi di metterla in discussione.

Il termine, aggiungiamo, nacque nei testi di Ippocrate, dove s’intendeva con “krísis” scelta, decisione; o meglio la fase decisiva di una malattia (da “kríno”, distinguere, giudicare).

Guénon scrive il suo saggio qualche anno dopo l’uscita de Il tramonto dell’Occidente di Spengler (l’edizione definitiva è del 1923). Nota con preveggenza che l’epoca contemporanea si nutre «di agitazione incessante, di continuo cambiamento, di velocità che aumenta senza sosta». Cosa ne deriva? Accade «la dispersione nella molteplicità», che non può più essere «unificata dalla coscienza di alcun principio superiore».

 

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Succede nella vita corrente, nel pensiero filosofico, scientifico e religioso: si assiste a una «disgregazione dell’attività umana a tutti i livelli in cui si può ancora attuare; da qui deriva l’inettitudine alla sintesi».

Guénon utilizzava riferimenti diversi da chi sosteneva che la crisi non fosse una malattia. Il mondo descritto dal tradizionalista è comunque il nostro; constatò che cultura e idee stavano diventando provvisorie, che il bisogno di consumo si trasformava in vita, che ogni tradizione spirituale era condannata all’oblio. Non è il caso di tormentare con altre interpretazioni un concetto sfuggente, inteso sia come sintomo negativo sia come opportunità. Persino i tradizionalisti lo discussero e la prova è nel recente libro di Silvano Panunzio René Guénon e la crisi del mondo moderno, dove si trovano, tra l’altro, le sue lettere a Vintilia Horia.

L’argomento, inoltre, fa parte delle considerazioni sull’esistenza.

Scrive Cechov nei Quaderni: «Qualsiasi idiota può superare una crisi; è la vita quotidiana che ti logora».

 

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René Guénon La crisi del mondo moderno Luni Editrice

Il libro →

 

 

 


 

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