Una grande mostra a Milano dedicata al personaggio di Collodi
La traduzione in dialetto meneghino. E un rarissimo racconto francese con una bambola parlante
di Cristina Taglietti
Articolo tratto da: Il Corriere della sera. La Lettura: 11 – 10 – 2015
*
La mostra Infinito Pinocchio è una mostra itinerante, questo di seguito un articolo pubblicato sulla Lettura del Corriere della sera in occasione della sua prima esposizione presso la Biblioteca Sormani a Milano nel 2015. Buona lettura (:
S tiamo entrando nella pancia della balena o ci stiamo avventurando nell’inconscio di un collezionista?
Questo verrà da chiedersi quando il 17 ottobre 2015, alla Biblioteca comunale centrale Sormani di Milano, si alzerà il sipario sulla mostra – Infinito Pinocchio – nata dalla passione e dall’energia di Matteo Luteriani, titolare della casa editrice Luni.
Il naso lungo di Pinocchio sembra indicare entrambe le strade, anche oggi che il burattino intagliato per la prima volta da Carlo Collodi nel 1881 può vantare centinaia di vite diverse alle spalle.
*
Ma cosa c’era prima di Pinocchio?
Una Pinocchia sembrerebbe, se è vero che tra le iniziative legate all’esposizione, oltre alla → traduzione in milanese (di Alfredo Ferri con testo italiano a fronte) delle Avventure di Pinocchio, c’è anche un testo francese, scritto nel 1862 dal libraio François Janet, intitolato La bambola parlante, che sembra avere qualche tratto in comune con il burattino.
1. La collezione infinita
2. La scoperta di Pinocchia
3. Nella pancia della balena
1. La collezione infinita
La mostra della Sormani nasce dalle opere di un collezionista «che desidera rimanere anonimo». È un’operazione grandiosa, a cui l’Unesco ha dato il patrocinio, sia per la qualità e la completezza delle opere esposte sia per l’allestimento.
Più di cento edizioni, alcune delle quali introvabili, oltre a 15 opere uniche come un disegno di Jacovitti, un acquerello di Virgilio Livraghi, una tavola di Roberto Innocenti, un dipinto di Luigi Toccafondo, una marionetta di Colla, solo per fare qualche esempio.
*
Il percorso si snoda tra edizioni storiche, bozzetti, opere di artisti contemporanei e oggetti d’epoca, testimonianze della grande fortuna del burattino che, come nota Luigi Sansone nel catalogo, nel 1885 era già alla decima edizione.
Ci sono rarità assolute come il «Giornale per i bambini» del 1881 con la prima puntata de La storia di un burattino (niente illustrazioni, solo fregi e cliché) ma anche la prima edizione in volume, uscita nel 1883 (quando Collodi era ancora in vita) illustrata da Enrico Mazzanti per Felice Paggi Libraio Editore di Firenze, con la celebre immagine di Pinocchio con le mani sui fianchi.
Un’edizione che Luteriani definisce il Santo Graal dei collezionisti: «Non è rara ma trovarla in perfetto stato di conservazione è quasi impossibile». C’è l’edizione del 1901 con le illustrazioni di Carlo Chiostri, in brossura originale (1910), e il liberty scanzonato di Attilio Mussino, secondo Luteriani il più bel Pinocchio mai illustrato.
«Mussino ha determinato il canone fino a Disney che nel 1940 ambienta Pinocchio in un Paese che sembra l’Austria, vestito da tirolese, indulgente strizzatina d’occhio a Hitler. Tutto ciò che è venuto dopo — spiega Luteriani — è o mussiniano o disneyano».
*
C’è anche una rarissima edizione pirata illustrata da Sto (Sergio Tofano) nel 1921 e pubblicata dalle Edizioni Libreria Italiana .
«Ma non avevano i diritti — aggiunge Luteriani — che appartenevano a Bemporad. In fondo al libro scrivono che è stato ripubblicato sull’edizione del “Giornale dei bambini del 1882”, commettendo due errori: il “Giornale” è del 1881 e poi non è dei bambini ma per i bambini. Sulla copertina è applicato a mano in un riquadro che sembra quasi un dipinto, un disegno in fondo azzurro di Attilio Mussino. Il nome di Sto è solo nel frontespizio interno. Il che è abbastanza curioso».
Gli antenati dei libri pop-up Infinito Pinocchio offre gli «albi indistruttibili», quelli che oggi potrebbero essere definiti i prescolari, come il volume pubblicato da Bemporad nel 1915, in cartonato spesso, adatto a essere manipolato in modo energico dai piccoli lettori o gli «albi movibili», antenati degli attuali pop-up. Il primo dedicato a Pinocchio, spiega Luteriani, «ha le illustrazioni di Mussino e viene pubblicato senza data certa ma credo sia coevo all’uscita del Pinocchio del 1911.
Sono quattro tavole a colori che si animano quando si tira la linguetta ed è un libro molto difficile da trovare con linguette e figure intatte».
Un altro pop-up in mostra è quello realizzato da Rino Albertarelli nel 1944 per le Edizioni Cavallo: la parte movibile viene azionata da una ruota dentata laterale e fa scorrere cinque immagini diverse su un’unica base, come una specie di sequenza di pellicola cinematografica.
*
2. La scoperta di Pinocchia
E poi c’è la «bambola parlante», splendida suggestione venuta dalla Francia.
La poupée parlante è una scoperta, dal momento che solo quattro sono le copie di questo libro conosciute: una è alla Bibliothèque nationale de France, le altre tre (una delle quali in bianco e nero) sono in mostra. «Hanno tutte legature diverse — spiega Luteriani — e portano a presumere, data la rarità del volume, che la tiratura sarà stata ridottissima, quasi un regalo ad personam per parenti e amici».
L’autore di questo libro, per l’occasione pubblicato da Luni con testo francese a fronte, è un illustre sconosciuto: François Janet.
«È un libretto del 1862 che si inscrive perfettamente nella miriade di testi ottocenteschi concepiti per educare e civilizzare l’infanzia», ricostruisce Luteriani.
Un testo senza valore letterario, soprattutto se si considera che dopo il 1862 furono pubblicati veri capolavori che hanno cambiato il modo di concepire la letteratura infantile, rovesciando il paradigma del testo educativo, come Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, Le avventure di Peter Pan di Barrie, Tom Sawyer di Mark Twain o lo stesso Pinocchio di Collodi.
Il libro: → La bambola Parlante
Qui protagonista non è un burattino ma, appunto, una bambola «che parla, agisce, pensa, canta e danza» costruita a Norimberga, mentre il mastro Geppetto del caso è un meccanico francese, profugo ed ex allievo del Conservatorio delle arti e dei mestieri di Parigi.
Può Collodi aver visto questo libro, rarissimo, e può avere tratto ispirazione per la sua famosa bambinata? La bambola è l’esatto opposto di Pinocchio: dice solo cose sensate, educative, mentre il burattino è un combinaguai recidivo.
«Ma d’altronde Collodi non aveva fatto lo stesso rovesciamento trasformando Giannetto, testo scolastico di Luigi Parravicini allora molto in voga, con protagonista un bambino povero esempio di onestà in Giannettino che, al contrario del modello ispiratore, è pieno di vizi e di difetti?».
*
Nessuno può ragionevolmente sostenere che Collodi sia mai entrato in contatto con quel testo ma l’illustrazione della bambola seduta sul tavolo da lavoro, con l’artigiano che la osserva perplesso, è estremamente suggestiva e non può non ricordare il falegname Geppetto che guarda il suo burattino.
«Purtroppo — dice Luteriani — poco sappiamo delle letture di Collodi anche perché dopo la sua morte, nel 1890, i suoi effetti personali sono stati distrutti. Però aveva tradotto dal francese I racconti delle fate, si occupava di critiche teatrali, insomma le sue frequentazioni francesi sono note. Il rapporto tra i due testi non è niente di più che una suggestione, ma di grande fascino».
*
3. Nella pancia della balena
L’allestimento di Infinito Pinocchio promette di essere un altro gioiello dell’esposizione.
Nulla è lasciato al caso. Luteriani ha ideato la scenografia, Giulia Rossena l’ha disegnata e un consorzio di 51 aziende della Brianza, Mobilitaly, l’ha realizzata coinvolgendo falegnami, vetrai, fabbri, scenografi e pittori.
La bocca della balena si spalanca sulla strada, il visitatore entra nel ventre dell’animale, sopra di sé ne vede le costole. Una grande sagoma di Pinocchio lo accoglie mentre il naso si allunga man mano che si sale sulla scala del Grechetto.
*
In fondo si intravede una luce: è la lampada di Geppetto che indica la strada. C’è la bottega del falegname con gli strumenti di lavoro sul banco, ci sono (ad altezza umana) il Gatto, la Volpe, la Fata, Mangiafuoco, ma non mancano neppure, fatti di vetro e specchi, il Grillo, il Ciuchino, il Granchio e altri personaggi minori.
Nell’area delle Regole e della Legge ci sono i due Gendarmi e il Giudice: «È una zona quasi impersonale — spiega Luteriani — dove i personaggi sono forti, invincibili, ma anche freddi, asettici, per questo sono fatti di ferro».
L’epilogo della storia è nella sala antistante la scala del Grechetto dove si trova non la rigogliosa Quercia a cui Pinocchio viene impiccato, ma ciò che è rimasto: una catasta di legno e un vecchio tronco raggrinzito.
Girando intorno alla catasta si scopre che emerge un nuovo (infinito) Pinocchio. E la storia può ricominciare.
Il catalogo della mostra: → Infinito Pinocchio
*
La casa editrice Luni nasce nel 1992 con lo scopo di diffondere le idee che animano la riflessione italiana rendendo disponibili e accessibili al pubblico italiano molti testi del mondo Orientale spesso introvabili.
0 commenti