Antico Tibet, nuova Cina
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Scritto tra il 1951 e il ‘52, e apparso l’anno seguente, questo volume è uno sguardo acuto sul Tibet che, a sua volta, in quegli anni osservava, scrutava una Cina che ne aveva annesso – o, meglio, riannesso – il territorio.
Solo vent’anni erano passati da quando l’Armata Rossa, o meglio ciò che ne rimaneva, era stata cacciata dal Tetto del Mondo allorché altri e più numerosi Cinesi – le truppe di Mao Tse-Tung – varcarono la frontiera del Nord: una «nuova» Cina, di fronte a un «antico» Tibet, e nuove leggi, norme, prospettive.
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Alexandra David-Néel nasce a Parigi nel 1868. In giovinezza vive in India per qualche anno. Durante il suo secondo viaggio in Oriente, intrapreso nel 1911, incontra il Dalai Lama in esilio e due personaggi che avranno per lei speciale importanza:
Sidkeong – maharajah del Sikkim, che condivise con Alexandra la volontà di liberare il Buddhismo dalle superstizioni, e l’eremita di Lachen, presso il quale la donna visse un apprendistato magico-dottrinale di due anni con il nome iniziatico «Lampada di Saggezza». In questo periodo conoscerà anche il giovanissimo Yongden, che diventa prima un inseparabile compagno di avventure, poi suo figlio adottivo.I suoi viaggi la portano poi a Calcutta, in Giappone, a Pechino. Infine, tra il ‘21 e il ‘24, l’estrema impresa: Lhasa, la città proibita, dove- prima donna occidentale – arriva travestita da pellegrina tibetana.
Durante la lunga permanenza in Oriente, dov’è stata accettata come una tibetana naturale, e considerata spesso l’incarnazione di una divinità femminile, Alexandra ha tradotto testi, pubblicato articoli, tenuto conferenze e, con il tempo, la sua fama è cresciuta enormemente, tanto da divenire in Francia una celebrità. Muore nel 1969, a centouno anni.
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