Bellezza e verità. Saggi sull’arte cristiana e orientale
Perché gli oggetti antichi definiti “da museo’’ sono esposti nei musei mentre, in origine, non erano affatto considerati dei tesori da ammirare in vetrina, ma cose da utilizzare nella vita?
Qual è la causa profonda del declino qualitativo dell’ambiente in cui viviamo?
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Perché gli oggetti dell’antichità erano stati prodotti in modo umano da esseri umani responsabili, il cui mestiere era insieme una vocazione e una professione. Invece il sistema attuale di produzione industriale presuppone l’esistenza di due categorie diverse: gli “artisti’’ privilegiati e ispirati, e gli operai asserviti e ritenuti sprovvisti di immaginazione e creatività.
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Attraverso il concetto del lavoro fondato su una vocazione, contrapposto al “banale’’ guadagnarsi da vivere con un mestiere qualsiasi, emerge la differenza tra gli oggetti esposti nei musei e quelli prodotti in massa e per la massa.
Nelle società preindustriali le persone svolgevano i lavori che meglio corrispondevano alle loro propensioni e ai loro talenti, e ne traevano una soddisfazione e un piacere estetico – che sono chiaramente percepibili negli oggetti esposti nei musei, ma non in quelli usciti dalla catena di montaggio, che somigliano più a cose prodotte da schiavi che da esseri umani.
Siamo arrivati a separare il lavoro dalla cultura, a considerarla qualcosa da acquisire nel tempo libero, come intrattenimento o passatempo, ma in questo modo l’abbiamo resa una cosa artificiosa o, peggio, una merce.
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La visione moderna dell’arte come esperienza estetica, espressione del talento personale di un singolo individuo considerato geniale e diverso dai comuni mortali, impedisce di capire il senso autentico delle opere della civiltà occidentale antica e di quelle delle altre culture, in particolare dell’Oriente e dell’Islam.
I saggi raccolti in questa edizione sono un invito a interpretare l’arte della Tradizione occidentale e orientale con gli strumenti che le sono propri; ma non basta: sono anche un invito a ripensare i nostri concetti di società, di lavoro e, in ultima analisi, di “progresso’’.
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Ananda Kentish Coomaraswamy, nacque a Colombo (Sri Lanka) nel 1877 e morì a Needham, nel Massachusetts, nel 1947. Figlio di padre indù e di madre inglese.
Geologo e mineralogista di vaglia, è stato anche e soprattutto uno studioso appassionato del pensiero indiano antico, nonché delle manifestazioni artistiche del mondo indù. Dal 1916 gli vennero affidate importanti responsabilità presso il Museo di Belle Arti di Boston, responsabilità che sosterrà fino alla morte.
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Luni Editrice ha pubblicato di Coomaraswamy: La dottrina del sacrificio, Tempo ed Eternità e Buddha e la dottrina del buddismo
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