Canone buddhista. Discorsi brevi
La coincidenza di «essere» e di «pensare» forma uno dei caratteri più evidenti della filosofia buddhista e giustifica la sua disciplina ascetica, fondata sull’approfondimento dell’elemento cosciente e sull’ampliamento della sua sfera di azione.
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L’uomo è quindi di per sé, senza saperlo, un Buddha, cioè la perenne attuazione della bodhi: il fatto di «svegliarsi» alla conoscenza di ciò, rappresenta la sua liberazione.
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Redatti in una prosa familiare, che rende la loro lettura piana e gradevole, intercalata di strofe che sono le formule mnemoniche per poterle trasmettere, permettono la comprensione di profondi significati della dottrina buddhista.
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così chiamato perché nei suoi 26 capitoli sono enunciati i molteplici aspetti dell’insegnamento del Buddha,
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Pio Filippani-Ronconi (Madrid 1920 – Roma 2010) è considerato uno dei massimi orientalisti e storici delle religioni del Novecento. Allievo di Carlo Formichi per la lingua sanscrita, di Giuseppe Tucci per le religioni e filosofie dell’India, del Tibet e dell’Estremo Oriente, di Ettore Rossi per la lingua turca e persiana, aveva una conoscenza profonda dell’arabo, del pali, del tibetano, dell’avestico e del sanscrito (oltre a conoscere perfettamente moltissime altre lingue).
Laureatosi in indologia iniziò la carriera accademica all’Istituto Orientale di Napoli alla Cattedra di Religioni e Filosofie dell’Estremo Oriente come assistente del prof. Tucci; in seguito è stato professore di dialettologia iranica e quindi professore ordinario nella cattedra di Religioni e Filosofie dell’India.
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Tra la sua immensa produzione letteraria e di traduttore spicca la traduzione del Canone Buddhista qui presentato, che a pieno diritto può essere considerato il suo più importante e fondamentale lavoro per la conoscenza del pensiero del Buddha.
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