Da solo a solo con Dio
La prosa poetica di Da solo a solo con Dio di Janusz Korczak è un testo che ha il ritmo salmodiante e armonioso del canto, da cui trae il suo significato più profondo, quasi il respiro dell’uomo che prega, intimamene raccolto, da solo con Dio.
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Il ritmo ora lento, ora più concitato offre la chiave di lettura del testo, che a viva voce si rivela a chi ascolta, come nei più grandi poemi dell’antichità.
A volte la frase ritmica è molto breve, ne risulta un andamento singhiozzante, accresciuto dai suoni della lingua che sono aspri, dissonanti e il lessico scelto arcaicizzante. La pagina sembra uscita da un testo della letteratura medievale, di un mondo antico che non esiste più.
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Il poeta e sacerdote Jan Twardowski, Cavaliere dell’Ordine del Sorriso, nota che Janusz Korczak scrisse questo libro nel 1922, due anni dopo la morte della madre, in un periodo di grande meditazione.
«Esse – scrive Twardowski – non si inseriscono in alcuna tradizione letteraria o religiosa, quindi rimangono al di fuori di qualsiasi tradizione di rituale ebraico, cristiano o musulmano. Le preghiere rappresentano la risposta al perenne senso di nostalgia dell’uomo. Persino chi afferma di non credere non prega così come gli altri; egli può vivere il momento in cui cerca qualcuno più potente di lui, quando non basta da solo a se stesso. Non è un senza-Dio. Parla a qualcuno invisibile con il Tu, come a una persona a lui molto vicina.
Questo libro è la testimonianza che pregano coloro che non ci aspettiamo che preghino, un capolavoro letterario, pieno di semplicità, saggezza e sentimento… di valore universale, utile a tutti coloro che hanno nostalgia di Dio».
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Janusz Korczak (Varsavia 187 – Treblinka 1942), libero pensatore, poeta e medico, fu secondo Bruno Bettelheim «uno dei più grandi educatori di tutti i tempi». Consacrò ai bambini l’intera esistenza.
Per loro, per i loro diritti, e per il rispetto della loro integrità e unicità, si batté con tutte le forze e tutti i mezzi, fino all’ultimo. Credendo fermamente nelle potenzialità della natura umana, lavorò senza risparmiarsi per realizzare il sogno che lo aveva sempre accompagnato: il sogno di un mondo più vero, più a misura d’uomo, più giusto. Ebreo, morì nel campo di sterminio nazista di Treblinka, insieme a duecento bambini e agli educatori della «Casa dell’Orfano», da lui fondata e diretta per trent’anni a Varsavia. Nella sua vita scrisse moltissimo: romanzi e testi teatrali, racconti per adulti e bambini, saggi sull’educazione e sugli educatori, inchieste sociologiche. Ignorate dal pubblico e dai pensatori italiani, le opere di Korczak iniziano ad avere successo grazie al costante lavoro di riscoperta che la Luni Editrice sta compiendo.
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Di Janusz Korczak la Luni Editrice ha già pubblicato:
Il diritto del bambino al rispetto, Come amare il bambino, Quando ridiventerò bambino, Diario del Ghetto, Ricordi di fanciullezza
Il diritto del bambino al rispetto, Come amare il bambino, Quando ridiventerò bambino, Diario del Ghetto, Ricordi di fanciullezza
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