Edgar Allan Poe. La sua vita e le sue opere – Charles Baudelaire
Nel 1847 Charles Baudelaire scopre Edgar Allan Poe: è una folgorazione. Ne diverrà il traduttore e primo vero divulgatore in tutta Europa tanto da scrivere una lettera «Occorre cioè desidero che Edgar Allan Poe, che non è gran cosa in America, diventi un grande uomo per la Francia».
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Nel 1852, tre anni esatti dopo la tragica fine di Poe, pubblicando su la “Revue de Paris” il saggio che qui viene proposto in una nuova traduzione, il ventunenne Charles Baudelaire manifesta apertamente tutto il suo entusiasmo per la scoperta del grande poeta americano.
Fin da questo primo articolo traspare una vera e propria profonda immedesimazione con Poe, come se Baudelaire avesse trovato in lui, finalmente, «un artista da poter chiamare mon semblable, mon frère…», come scrive Anna Pensante nell’Introduzione.
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Cosa accomuna i due grandi poeti? Sono entrambi attratti dall’occulto e dal bizzarro, sono devastati da una profonda solitudine e attratti dai paradisi artificiali, sono ossessionati dalla morte e provano repulsione per la poesia moralizzatrice.
Entrambi hanno vissuto anni travagliati, hanno conosciuto la povertà, l’alcol, gli amori infelici, l’ostilità della famiglia; hanno dovuto lottare per affermarsi, per far riconoscere il loro genio e sono stati sottovalutati. Infine – ma Baudelaire allora non poteva certamente immaginarlo – hanno entrambi avuto un fine vita tragico e denso di sofferenza.
In queste pagine l’autore ci presenta, con la lente del grande poeta quale egli era, la vita, la psicologia letteraria e il pensiero dello scrittore americano “dannato”, creando nel lettore quell’immagine di Edgar Allan Poe che nella letteratura europea è stata per lungo tempo quella che Baudelaire stesso ha tramandato, nei suoi articoli e nelle prefazioni ai volumi da lui tradotti.
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Charles Pierre Baudelaire (Parigi 1821-1867) ebbe un’infanzia e una giovinezza travagliate a causa della prematura morte del padre e del nuovo matrimonio della madre. Studente brillante ma irrequieto e indisciplinato, manifestò giovanissimo la vocazione e la volontà, fortemente contrastata dalla famiglia, di diventare scrittore.
Dopo aver sperperato il patrimonio ereditato dal padre ed essere stato messo sotto la tutela di un amministratore del patrimonio, visse in ristrettezze dedicandosi a una frenetica attività letteraria: saggi, articoli, traduzioni, poesie, racconti in prosa, fino al suo capolavoro, I fiori del male, pubblicato nel 1857, che gli valse una condanna da parte della direzione della Sicurezza pubblica che denunciò l’opera per oltraggio alla morale pubblica e offesa alla morale religiosa. Il successo e la fama non vennero tuttavia meno, anzi, ma le sue condizioni economiche e di salute, dovute alla vita dissoluta che conduceva, peggiorarono continuamente fino all’ictus che lo portò alla morte nel 1867.
Di Charles Baudelaire Luni ha pubblicato Consigli ai giovani scrittori
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