Canto dell’Anima, alchimia del Sé. Il Jap(u) Jī di Gurū Nānak e la poetica dell’estasi
Il Jap(u) Jī di Gurū Nānak è un’opera poetica unica sia per i contenuti che per la raffinatezza della composizione.
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Il linguaggio utilizzato dal Gurū è frutto dell’alchimia tra i suoni, i significati che i versi veicolano, la metrica e lo stato di coscienza di chi li pronuncia.
Espressione di una sintesi semantica e musicale tra lingue diverse del tutto eccezionale nella letteratura mondiale, la poesia di Gurū Nānak si può comprendere attraverso l’esperienza diretta della sua armonia e la contemplazione delle visioni, tanto cosmiche quanto intime e personali, che dischiude. Maestro conosciuto e ampiamente studiato nei paesi anglofoni, sebbene sia uno dei mistici più importanti mai vissuti Gurū Nānak in Italia è ancora poco noto e il suo messaggio quasi sconosciuto.
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Ravijit Kaur (Giulia Borghi), antropologa e insegnante di Kundalini yoga impegnata nello studio della spiritualità, della lingua e della letteratura sikh, propone in questo libro la traslitterazione e la traduzione del testo di Gurū Nānak direttamente dall’originale in Gurmukhi .
Preceduto da un’approfondita introduzione che avvicina il lettore alla vita di Nānak, alla poetica dell’estasi e all’alchimia delle emozioni espressa nell’opera, il saggio mette in luce alcuni degli insegnamenti fondamentali del Maestro:
l’esperienza del divino come principio unitario e onnipresente, la natura dell’anima e il suo viaggio nelle incarnazioni così come la rivelazione della realtà ultima come parola o vibrazione, concezione assai vicina alle più importanti teorie fisiche, filosofiche e spirituali tanto antiche quanto attuali.
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Gurū Nānak (Nankana Sāhib, 1469 – Kartarpur, 1539) è uno dei poeti mistici più importanti mai vissuti e, assieme a Kabīr a Mīrābāī, uno degli esponenti principali del Movimento Bhakti.
Percorse l’India, l’Asia, il Medio Oriente e l’Africa trasmettendo il suo insegnamento con il canto, componendo toccanti inni poetici intrisi di musicalità e devozione. Promotore di una spiritualità priva di dogmi, fondata sulla relazione diretta tra l’anima individuale e il divino, rifiutò il sistema castale e fondò comunità basate sull’uguaglianza, sul servizio e sulla condivisione.
Le sue parole e il suo esempio diedero vita al Sikh Dharam, oggi la quinta religione al mondo.
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