Il culto del tè
Nonostante i portoghesi siano stati i primi occidentali a entrare in contatto con il Giappone fin dal Cinquecento, nella letteratura portoghese si trovavano pochissimi testi relativi a quel paese e alla sua storia e cultura: qualche capitolo delle Peregrinaçao di Fernao Mendez Pinto (XVI secolo), alcuni scritti di missionari gesuiti dei secoli XVI e XVII e niente di più.
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Le opere di Wenceslau de Moraes, tra fine Ottocento e inizio Novecento, giungono a colmare questa lacuna e lo fanno con la forza e la valenza di una conoscenza approfondita e di prima mano, sostenuta da una sincera passione e ammirazione per la realtà descritta.
In particolare, la fascinazione per il Giappone è straordinariamente coinvolgente e le sue opere ne sono intrise.
O culto do cha – Il culto del tè – pubblicato nel 1905, riprende e approfondisce un tema più volte trattato da de Moraes: le tradizioni, i riti, le leggende, l’estetica e la filosofia che sottendono, in Giappone, alla cultura del tè e specialmente alla ritualità della cerimonia cha-no-yu.
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L’Autore ne scrive lasciando trasparire tutta la sua incondizionata ammirazione, ma senza poter nascondere completamente il rammarico di sentirsi considerato, sempre e comunque, un ospite straniero, pur ben accetto e trattato con squisita e ineccepibile cortesia.
Le sue pagine sono percorse da un’acutissima e delicata sensibilità estetica, non disgiunta da sottile ironia e senso dell’umorismo, sensuale ammirazione per la grazia elegante delle donne giapponesi e vera e propria venerazione per le tradizioni del Sol Levante.
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Nato a Lisbona nel 1854, Wenceslau José de Sousa de Moraes fu Ufficiale della Marina Militare portoghese, poi diplomatico e console a Macao e a Kobe.
La sua a fascinazione per il Giappone fu straordinariamente coinvolgente e totalizzante: si convertì al buddhismo e sposò una giovane geisha, Fukumoto Yone, iniziando con fervore un percorso personale di integrazione nelle tradizioni locali che finì per estraniarlo dalla comunità degli altri occidentali. Nelle sue opere descrisse le esperienze di viaggio in Oriente e approfondì specialmente i diversi aspetti della cultura giapponese. Morì in solitudine nel 1929, nella piccola casa isolata in cui si era ritirato dopo la morte della moglie.
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