Il Ki e il senso del combattimento
Ne Il ki e il senso del combattimento il Maestro Kenji Tokitsu affronta le questioni fondamentali circa l’essenza e la struttura delle arti marziali e il senso e il futuro della loro pratica nel mondo moderno occidentalizzato, trovando risposte decisive.
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Elemento fondamentale è la nozione di «budo»: una pratica corporea che mira all’autoformazione, unendovi la ricerca di una certa forma di perfezione.
È l’impegno e l’investimento dell’intera vita di una persona, ed è ciò che impedisce alle arti marziali sia di tralignare nella competizione sportiva, sia di deviare verso pratiche sempre più «dolci» e spiritualistiche quando se ne distaccano divenendo semplice pratica di sequenze gestuali codificate.
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Chiave e guida del budo è il ki, che è a un tempo energia vitale e soffio o respirazione.
È una certezza interiore preconscia, difficile da comunicare a parole, ma comunicabile con il corpo.
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Percepire intensamente il ruolo del ki implica che un adepto pratichi il combattimento «colpendo dopo aver vinto», cioè dopo aver turbato il ki dell’avversario (atto che si chiama «kizemé») a un punto tale, dirigendo su di lui il proprio ki offensivo (o «semé»), da far sì che egli diventi vulnerabile.
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«Ormai – così conclude Tokitsu – la ricerca dell’efficacia in combattimento assume anche il senso dell’interiorizzazione di un’etica».
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Kenji Tokitsu, nato a Yamaguchi in Giappone nel 1947, all’età di 15 anni inizia la pratica del karate (stile Shito Ryu) per poi passare alla scuola Shotokan.
Conseguita la laurea all’Università Hitotsubashi, nel 1971 si trasferisce a Parigi come assistente del Maestro Taiji Kase. Lo studio delle scienze umane e della sociologia (disciplina nella quale si laurea a Parigi), lo portano dopo molti anni di pratica a muovere le prime critiche alla scuola Shotokan. Ritorna pertanto in Giappone per andare a ritrovare le vere origini del karate del fondatore Gichin Funakoshi.
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I suoi studi teorici e pratici lo portano ad abbandonare definitivamente lo stile Shotokan e a dedicarsi interamente alla ricerca iniziando a praticare Taiji Quan, Qi Gong e inizia così i suoi viaggi in Cina e Taiwan dove studia Xing Yi Quan e Bagua Quan.
Nel 1983 fonda a Parigi la scuola “Shaolin-mon karate do” nella quale comincia a strutturare un metodo di combattimento a mano nuda che si inserisce nel solco della tradizione, sintesi originale delle arti di combattimento giapponesi e cinesi unite per la ricerca di una efficacia che dura per tutta la vita perché crea salute e benessere.
Dal 2002 la sua pratica si rivolge soprattutto alla presentazione di esercizi pensati per conservare un’efficacia che si prolunga durante tutta la vita e che si accompagna a un benessere attraverso una regolazione sapiente dell’energia. Sintesi di tutte le sue ricerche e del suo personale metodo si trovano oggi nella “Tokitsu-ryu”, da lui fondata.
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Di Kenji Tokitsu la Luni Editrice ha pubblicato:
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