Il libro dei cinque elementi e altri scritti. Miyamoto Musashi
Gli scritti raccolti in questo volume rappresentano l’«opera completa» – dal punto di vista della scrittura – di Miyamoto Musashi.
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Nel caso di questo grande Maestro la precisazione è quanto mai necessaria poiché, per Musashi più che per qualunque altro Maestro di arti marziali, l’«opera» è la vita intera, e la morte, lungi dall’esserne la sventurata interruzione, ne è il cuore e il culmine.
Questo è forse il motivo per cui il Maestro, per scrivere la sua opera fondamentale – il Gorin-no-sho – ha atteso la prossimità della morte: non quella che aveva sfidato e sgominato tante volte nel corso della sua vita, la morte del guerriero, la morte «su misura», quella che rende famosi, ma la morte impersonale, quella «via da fare da soli», (Dokkodo è appunto il titolo del suo ultimissimo scritto) che ci attende tutti.
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Così il testo del Gorin-no-sho (Libro dei cinque Elementi) testimonia, con la sua ermeticità, questi due aspetti: è quasi il riassunto stenografico di un’evoluzione tecnica che attraversa una vita intera, e si rivolge, come un indicatore di percorso, a chi cammina sulla stessa strada constatando le stesse evidenze interiori; e la vicinanza della morte fa emergere un’ansia di dire, e di sigillare in quel che si dice l’essenza: di qui una scrittura che procede per cenni, invece di distendersi nella misura piana della spiegazione e della descrizione, ottenendo al testo la fama di un’opera difficile ed enigmatica.
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Il problema è dato anche dal fatto che non si tratta di un trattato sull’arte della spada, come esempio quello del contemporaneo di Musashi, Yagyu Munenori, ma di un testo sulla Via della strategia (hyoho).
E’ una differenza fondamentale, su cui Musashi non cessa di ribattere per tutta l’opera e che potremmo sintetizzare come segue: a differenza degli altri Maestri egli non dà il «ricettario» delle tecniche della sua scuola in un’arte determinata, che è quella della spada; egli usa la via della spada per delineare un atteggiamento spirituale globale nei confronti dell’esistenza.
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Strategia è, per Musashi, rifiuto di riposarsi su una visione unilaterale, di scartare il difficile e tenersi il facile, di ascoltare solo quello che ci asseconda mettendo a tacere quanto ci smentisce, rifiuto di adagiarsi sulle capacità acquisite senza più sentire la spinta a oltrepassare i propri limiti.
Questo è, in fondo, il vero senso delle «Due spade» che egli ha assunto a nome della sua scuola: «strategia», che per lui fa tutto uno con «via», o «ricerca», e con la «vita», è la capacità di usare entrambi i poli dell’esistenza, yang e yin, luce e ombra, forza e cedevolezza al fine di raggiungere lo sviluppo completo della persona, l’Illuminazione.
Soltanto chi fosse a sua volta Maestro in un’arte marziale, come Kenji Tokitsu, e quindi impegnato per la vita nello stesso cammino di ricerca e nello stesso confronto con la morte, poteva penetrare oltre la laconicità del linguaggio di Musashi per rendercelo finalmente comprensibile, con un commento vasto, minuzioso e sempre illuminante.
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