Il libro della mia vita. Girolamo Cardano
Il libro della mia vita. Più che un’autobiografia, questo è un atlante della vita di Girolamo Cardano, scritto proprio nei suoi ultimi giorni.
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Non è un riepilogo professionale dei fatti suoi, bensì un bilancio della sua esistenza umana, lucido e accattivante nonostante quel filo inevitabile di apologia. Parla con efficacia anche a noi, così lontani. Lui lo considera «l’ombelico» dei suoi libri.
Per noi Cardano è rimasto un grande matematico, e marginalmente l’inventore del giunto cardanico e delle sospensioni cardaniche.
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A lui – un tantino stregone, però di mente sana – non passa neanche per il capo d’identificarsi con queste o altre etichette. Morris Kline, storico del pensiero matematico, per riassumerlo non trova di meglio che questa formula:
«La sua carriera di furfante e di studioso è una delle più affascinanti fra tutte le fantastiche carriere di uomini del Rinascimento».
Perché furfante? Perché ebbe sì la prima intuizione del calcolo delle probabilità, ma trovò più redditizio svilupparla truccando i dadi al gioco.
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Girolamo Cardano – fu un milanese nato per sbaglio a Pavia nel 1501, dove sua madre si era rifugiata per nascondere la gravidanza illegittima.
Appartiene dunque alla generazione successiva a quella di Leonardo da Vinci. La sua vita copre tre quarti del Cinquecento, secolo di grandi scoperte geografiche. Affidò il suo mantenimento quotidiano alla pratica e all’insegnamento della medicina, e le sue ambizioni a un’attività ampia e varia di poligrafo.
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Quanto alla sensibilità, c’è chi lo ipotizza autore del libro che Amleto va leggendo nel secondo atto della tragedia di Shakespeare, e ispiratore del monologo “Essere o non essere” nel terzo atto.
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