Il Libro delle Odi. Classico confuciano della poesia
Il Libro delle Odi, in cinese Shijing, è una delle cinque opere denominate, ai tempi della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.), i Cinque Classici Confuciani che, secondo la tradizione, Confucio avrebbe composto, raccogliendo e sistemando materiali preesistenti:
Annali delle Primavere e degli Autunni (Chunqiu), Libro dei Documenti (Shujing), Libro dei Mutamenti (Yijing), Libro delle Odi (Shijing) e Libro dei Riti (Liji).
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Libro intramontabile e fondamentale per conoscere e comprendere la Cina antica, la sua storia e la sua civiltà, viene finalmente pubblicato per la prima volta in edizione integrale in lingua italiana, ricca di tutti gli strumenti interpretativi oggi disponibili: dai commenti tradizionali di Mao Heng e Mao Chang (II secolo a.C.), che hanno prevalso, incontrastati, per oltre 2000 anni, ai testi interpretativi più vicini ai tempi di Confucio, recuperati con le scoperte archeologiche del secolo scorso, senza ignorare le rilevanti reinterpretazioni dovute a sinologhi del ’900 della statura di Marcel Granet, Bernhard Karlgren, Arthur Waley e Joseph R. Allen.
Il Libro delle Odi è la più antica raccolta poetica della Cina. Contiene 305 componimenti, suddivisi in quattro parti:
- Arie degli Stati (Guo feng, 1-160), formata da Quindici Libri, contenenti ballate o canzoni popolari locali, di vari regni o principati;
- Odi Minori (Xiao ya, 161-234), divisa in Otto Decadi, contenenti canti relativi ad argomenti storici o legati alla vita quotidiana (famiglia, agricoltura, feste);
- Odi Maggiori (Da ya, 235-265), divisa in Tre Decadi, contenenti trentun odi “maggiori” per rilevanza degli argomenti, canti per le cerimonie solenni di corte, compresi i banchetti;
- Inni sacrificali (Song, 266-305), formata da Cinque Libri, contenenti quaranta inni, di argomenti storici, leggendari e religiosi, cantati in occasione dei sacrifici celebrati nei templi ancestrali.
Anche se molte delle odi, soprattutto nella prima parte, sono di origine popolare ed erano destinate, più che alla recitazione, a essere cantate con accompagnamento musicale in occasione delle cerimonie e delle feste, nel tempo acquisirono il ruolo di strumento formativo delle classi colte, dei nobili e dei funzionari, creando la consuetudine di citare qualche verso nei discorsi e anche nei libri, come si riscontra, fra tanti, nello Zuo Zhuan, uno dei commentari degli Annali delle Primavere e degli Autunni.
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Nei Dialoghi di Confucio è riportata questa raccomandazione del Maestro al figlio Bo Yu: «Se non studi Il Libro delle Odi, di che cosa potrai parlare quando conversi?».
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