Il principio del Male nel Buddhismo
Il concetto del male ha sempre preoccupato e angosciato gli uomini di ogni era e civiltà. Perché si soffre? Perché si muore? Quali sono le origini, le ragioni del male? Esiste il male come categoria assoluta, trascendente, oppure scaturisce dall’uomo perché insito in lui?
Il male e il bene possono esistere senza l’uomo? Se si accetta l’esistenza di un essere divino perfettamente buono e onnipotente, come si può giustificare il male?
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Nel Buddhismo il male è un’idea illusoria, un sovvertimento dovuto all’attaccamento all’illusione e alla vita.
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Nelle scritture del Buddhismo e specialmente nella religione popolare, ogni singolo aspetto del male fu personificato e divenne parte d’una entità indicata con il nome di Mara, il Distruttore, il Calunniatore, il Generatore di inciampi.
Nella sua unicità (è uno dei pochissimi libri sull’argomento nel panorama editoriale italiano) è una lettura di grande utilità per tutti coloro che amano l’Oriente e il Buddhismo nelle sue infinite declinazioni.
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Silvio Calzolari insegna Storia delle Religioni Orientali e Islamologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Firenze. Laureatosi con Fosco Maraini, è stato collaboratore della Nippon Dokyo Gakkai (Società Giapponese di Studi Taoisti), e ha condotto ricerche in Giappone sul Taoismo e il Buddhismo esoterico Shingon. Ha pubblicato numerosi saggi, libri e articoli su riviste specializzate.
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Incontro dal titolo “Del bene e del male: nuove riflessioni per lo sviluppo spirituale e l’armonia sociale” in occasione della “Settimana Mondiale dell’Armonia Interreligiosa”.
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Il principio del Male nel Buddhismo. Biblioteca ICOO – Istituto di Cultura per l’Oriente e l’Occidente
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