L’arte del combattere
Kenji Tokitsu, fondatore della scuola Shaolin Mon, conduce da molti anni un profondo lavoro di ricerca e di rimessa in causa delle arti marziali.
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Egli afferma: «Cerco di far passare il contenuto sostanziale delle arti marziali giapponesi in un’altra cultura, con l’arricchimento che può apportare agli uomini d’oggi. Elaborando la comunicazione, facendo esplodere sistemi troppo ristretti, si produce inevitabilmente una creazione».
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Che senso e quale attendibilità hanno gli spettacoli di arti marziali?
La pratica di un’arte marziale può avere a che vedere con una terapia psicosomatica? Gli obiettivi dello zen sono gli stessi? Fino a che punto il binomio «zen e arti marziali» ha senso? In cosa consiste un metodo di osservazione interiore? Cosa vuol dire «sentire un attacco»? Qual è il ruolo di un maestro?
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Kenji Tokitsu, nato in Giappone, ha praticato fin da bambino diverse arti marziali. Laureato in Giappone (Università Hitotsubashi) e in Francia (sociologia), insegna karate a Parigi dal 1971.
Numerosi anni di pratica appassionata del karate tradizionale lo hanno portato a svilupparne una critica pratica e teorica e a effettuare poi delle ricerche storiche sule arti marziali giapponesi e cinesi. Nel 1984 egli fonda la scuola Shaolin-mon dove insegna un’arte marziale che è una sintesi originale delle arti marziali giapponesi e cinesi. Egli riprende, con un pensiero moderno, il vero obiettivo delle arti marziali orientali: la ricerca di un’efficacia che si prolunga durante tutta la vita e che si accompagna a un benessere attraverso una regolazione intelligente dell’energia.
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