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L’epica della grande guerra

20,90

Simonetta Bartolini 

pp. 336

ISBN: 9788879844741

COD: 4001 Categoria: Tag: GTIN: 9788879844741

L’epica della grande guerra. Il fallimento degli intellettuali

Un’inutile strage come disse Benedetto XV o il grande lavacro della modernità?

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La Grande Guerra a cento anni di distanza continua a dividere gli studiosi. Questo libro tenta una risposta attraversando i memoriali, diari e romanzi di letterati, intellettuali e artisti europei che parteciparono in massa al primo conflitto mondiale su ogni fronte.

L’entusiasmo della partenza fu la cifra comune, seppure con motivazioni diverse, e altrettanto comune fu lo sbalordito orrore nel ritrovarsi in una guerra dei materiali che toglieva ai soldati ogni possibilità di protagonismo eroico e uccideva, oltre a un numero sproporzionato di uomini, l’ideale antico del campo di battaglia come agone dove si prova la virtù guerriera dell’uomo.

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La diabolica alchimia di guerra di posizione e di macchine, provoca negli scrittori (qui assunti come testimoni della storia nel suo farsi) la drammatica percezione della vera cifra della modernità e la sua imprevista contraddizione nel momento in cui essa passa dal piano estetico-teorico a quello della pratica bellica.

 

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Quella modernità – cantata e invocata dalle avanguardie culturali, futurismo italiano, espressionismo tedesco, cubismo francese, che significava movimento, energia esplosiva, festa di azione contro l’immobilismo, la noia, la monotona stabilità della cultura ottocentesca (il paradosso è stridente se si pensa al futuro status nelle trincee) – si rivelava, alla prova dei fatti, un contrappasso drammatico.

Questo è forse il nodo ideologico più complesso dalla Grande Guerra, l’aporia più dolorosa, poiché quell’ansia di modernità finisce per coincidere con la strage di uomini.

 

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È sostanzialmente il fallimento degli intellettuali che non hanno previsto quale sarebbe stato il risultato della combinazione fra i mezzi offerti dalla modernità e l’uso che l’uomo ne avrebbe potuto fare (e in effetti ne ha fatto) e hanno scoperchiato un novello vaso di Pandora.
La dolente coscienza di questo fallimento provoca la necessità di trasformare una sconfitta “culturale”, intellettuale, in una esperienza da epicizzare per ribaltare il senso della catastrofe, per operare un capovolgimento positivo che raccontando la guerra recuperi l’antico canto omerico degli eroi e delle battaglie.

 

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Simonetta Bartolini, insegna Letteratura italiana contemporanea e Letterature comparate alla Unint (Università di Studi internazionali) di Roma.
Studiosa di storia della cultura del ’900 si è occupata fra gli altri di d’Annunzio, Soffici, Papini, Giuliotti, Occhini, Manzini, Pasolini, Comisso, Magris, Cristina Campo, Tolkien e Pascoli, della storia delle riviste storiche dei primi anni del XX secolo, di letteratura femminile, e di romanzo storico contemporaneo. Sta curando la pubblicazione dei testi inediti del padre, Sigfrido Bartolini. Per lungo tempo si è dedicata alla critica militante su vari quotidiani italiani, e in programmi televisivi e radiofonici.
Fra i suoi ultimi libri Il romanzo della vita. Biografia e autobiografia in Ardengo Soffici (Le Lettere 2009), e Il “fanciullino” nel bosco di Tolkien. Pascoli: la fiaba, l’epica e la lingua (Firenze Polistampa 2013).

 

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Recensione di L’epica della grande guerra: “Come la Grande Guerra diventò l’inutile strage” – Il Giorno 22-1-2016

 

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