L’opera di Chuang Tzu
Questo è uno di quei libri che creano una linea di confine tra il prima e il dopo: finché non l’hai letto tutto procede bene; dopo averlo letto nulla può più essere come prima.
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La sua capacità dialettica, in grado di presentare degli insegnamenti dottrinari senza l’intenzione di prevaricare la mente del lettore, è straordinaria: si viene guidati per mano con la gentilezza e la comprensione d’animo che solo la pura saggezza intellettuale orientale è in grado di esprimere.
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«Mi sono sforzato di rendere più facile possibile la lettura della mia traduzione, senza con ciò nuocere alla fedeltà dell’interpretazione. Giacché il mio scopo è quello di mettere alla portata di tutti i pensatori questi vecchi pensieri, che sono stati da allora tante volte ripensati da altri e da loro presi per nuovi».
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Ma ci è utile soprattutto ricordare quanto afferma René Guénon nella sua Introduzione generale allo studio delle dottrine indù: «[…] quando si è giunti a cogliere in qualche modo il concetto stesso attraverso la sua espressione primitiva, identificandosi per quanto possibile alla mentalità di colui o coloro che lo hanno pensato, è chiaro che si può sempre rimediare in larga misura a questo inconveniente [quello della traduzione da una lingua a un’altra], fornendo una interpretazione che, per risultare intelligibile, dovrà essere un commento assai più che una pura e semplice traduzione letterale».
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Questa traduzione di Chuang Tzu è stata realizzata con questo criterio: comprensione e vicinanza massima al pensiero tradizionale taoista mantenendo intatta la bellezza narrativa e il ritmo voluto dall’Autore.
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