La bambola parlante – La poupée parlant
Ogni grande scrittore genera i propri precursori.
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Da moltissimo tempo gli studiosi si sono arrovellati su chi potesse avere ispirato Carlo Collodi, l’inventore di Pinocchio.
Come è risaputo, Collodi pubblicò la Storia di un burattino sulle pagine del → Giornale per i bambini, settimanale diretto da Ferdinando Martini, fin dal primo numero del 7 luglio 1881. Ma di dove avesse tratto lo spunto, l’ispirazione, questo, a oggi , è rimasto un mistero.
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François Janet, illustre sconosciuto, autore del testo, pubblicò a proprie spese questo volume in Francia, nel 1862.
Lo pubblicò in diverse edizioni: le quattro copie esistenti consultate (una alla Biblioteca Nazionale di Francia e tre presenti alla mostra → Infinito Pinocchio), hanno legature diverse una dall’altra, e una di queste è con le immagini in bianco e nero e la posizione delle tavole stesse è variata rispetto alla versione a colori, e ci portano a presumere, data la rarità del volume, che la tiratura sarà stata ridottissima, quasi un libro regalo per parenti e amici, ai quali Janet aveva donato libri con legature diverse ad personam.
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Il libro di François Janet, in prima traduzione italiana con il testo originale francese a fronte, è un libretto che si iscrive perfettamente nella miriade di testi ottocenteschi francesi e non, nei quali l’aspetto morale è ancora di stampo illuminista, concepito per educare e civilizzare l’infanzia.
Collodi era grande frequentatore delle storie e favole francesi, avendo pubblicato nel 1876 per Felice Paggi I racconti delle fate.
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L’idea che sottende un collegamento tra Collodi e la Bambola parlante è tutta da dimostrare: la Bambola parlante è l’opposto esatto di Pinocchio: dice solo cose sensate a scopo educativo, mentre Pinocchio combina guai a profusione salvo poi pentirsene.
La cosa fondamentale che hanno in comune è che sono pupazzi, burattini, bambole, che pensano, ragionano e parlano, non sono bambini.
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Soprattutto l’immagine di copertina disegnata da Janet, vent’anni prima della comparsa di Pinocchio, è estremamente interessante. Confondere le due storie, vedendo questa immagine è inevitabile: è forse Geppetto che guarda Pinocchio sul suo banco di lavoro, o il meccanico francese che aveva costruito la Bambola parlante?
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La scintilla in questo caso che potrebbe esserci stata non è sul piano prettamente omologante della letteratura di ispirazione, ma affonda le radici nella più pura e antica tradizione favolistica dell’immagine trasmessa di visione in visione, di bocca in bocca, di mente in mente.
Può Collodi avere visto questo libro, rarissimo, e può avere tratto ispirazione per la sua famosa bambinata?
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Il significato della Bambola parlante, di questo contagio alchemico tra un modesto libraio parigino che scrisse un libro “stampato in proprio” a uso praticamente personale, con una illustrazione che è addirittura più fortemente evocativa di quelle fatte apposta per illustrare Pinocchio, e un probabile Carlo Collodi lettore a Firenze, è il capolavoro che ne è venuto fuori: Le avventure di Pinocchio.
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Questa è la “magia” delle idee, che non si riescono a rinchiudere entro confini e una volta mostrate al mondo possono diventare stelle così forti che illuminano la vita di milioni di persone. In questa sciarada di teorie, avrà Collodi avuto davvero in mano questo libro e, soprattutto, François Janet, immaginava che un giorno il suo scritto poteva diventare oggetto di studio e comparazione con la fiaba più letta al mondo?
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