La Cavalleria Spirituale
«Siamo tornati dalla piccola guerra santa alla grande guerra santa» disse Muhammad, il Profeta dell’Islām, di ritorno da una spedizione.
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È questa «grande guerra santa» quella in cui sono impegnati i cavalieri della Futuwwa, non la guerra «del valoroso che par amore della gloria si getta da solo contro un esercito schierato in battaglia» (Ciuang-tze),
ma «la lotta dell’uomo contro i nemici che egli porta in sé, ovverossia contro tutti gli elementi che, in lui, sono contrari all’ordine e all’unità», contro le proprie passioni e tendenze individuali, guerra condotta per ottenere «l’unità nell’intenzione e la costante tendenza verso il centro invariabile e immutabile».
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I procedimenti di questo metodo, a volte solo apparentemente semplici e banali (cercare l’unione e la concordia con gli altri, abbandonare l’orgoglio, amare disinteressatamente, senza pretese e senza risentimenti, essere comprensivi e indulgenti con gli altri e inflessibili con se stessi…), se messi in pratica unicamente con lo scopo di essere in conformità con il Principio, sono volti a condurre all’unione con Esso e alla conoscenza per mezzo Suo.
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Lo Sheikh Abū ‘Abd-er-Rahmān es-Sulamī di Nīshāpūr nacque nel 937 (325 dell’Egira) e morì nel 1021 (412 dell’Egira).Compose un centinaio di scritti, di cui però ne sono rimasti solo 27, tra cui ricordiamo Risālat-ul-Malāmatyya (tradotta per la Luni Editrice con il titolo I Custodi del Segreto), Tabaqāt as-Sūfī (Le categorie dei Sūfī), I vizi dell’anima e la loro cura, Raccolta delle regole in uso presso i Sūfi
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La Cavalleria Spirituale
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