La “Dolce Arte” del Samuray
La figura del Maestro Gino Bianchi è leggendaria in Italia.
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Rientrato nella sua Genova alla fine della seconda Guerra Mondiale, ex militare senza occupazione e con una figlia piccola a carico, accettò un lavoro che gli potesse permettere da un lato di mantenere la famiglia, e dall’altro di avere il giusto tempo libero per poter insegnare quell’arte marziale che aveva imparato nei suoi viaggi e permanenza in estremo oriente: il Ju Jitsu.
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All’insegnamento Bianchi si dedica anima e corpo, con uno spirito divulgativo e promozionale davvero unico per i tempi, a sentire le storie di chi l’aveva conosciuto:
viveva la pratica totalmente, avendo intuito fin da subito che per poter costruire una “scuola” era necessario codificare le tecniche che lui stesso aveva appreso affinché gli allievi italiani in seguito potessero trasmetterle ad altri.
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Il successo fu travolgente, anche per le continue dimostrazioni che Bianchi faceva in giro per Genova e la riviera ligure.
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Il volume, stampato su una carta patinata molto povera e leggera, aveva i fogli tenuti insieme da due punti metallici nascosti dalla copertina adeguatamente incollata al dorso del libro.
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Il presente volume riprende fedelmente tutto il testo, le fotografie e quanto presente nell’edizione originale, compresa l’errata corrige, rendendo fruibile per il moderno lettore: da un libro di 92 pagine come era in origine si è passati, dando “aria” al testo e i giusti spazi alle singole tecniche dei “settori”, a questo grande volume di quasi 350 pagine.
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Gino Bianchi (Genova 1914 – Genova 1964), è stato il padre fondatore del Ju Jitsu in Italia. Della sua vita si sa poco perché ancora giovanissimo partì militare come marinaio e fu di stanza in Oriente, dove rimase per un certo periodo nella colonia di Tien Tsin. Qui conobbe il Ju Jitsu.
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La “Dolce Arte” del Samuray.
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