La notte del Getsemani. Saggio sulla filosofia di Blaise Pascal
La filosofia di Šestov non parla di teoria ma di esperienza di vita: l’esperienza della perdita, la cui radice è ciò che spesso egli chiama necessità, ma anche ragione, idealismo: un certo modo di pensare che sottomette la vita a idee, astrazioni, generalizzazioni e così facendo la sopprime, ignorando l’unicità e la vitalità del reale.
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Šestov ritiene che la vita stessa sia profondamente paradossale, impossibile da comprendere attraverso un’indagine logico-razionale: egli crede che nessuna teoria possa risolvere il mistero della vita, perciò la sua filosofia non risolve problemi, ma li crea, e prova a rendere l’apparire della vita il più enigmatico possibile.
Dice l’Autore, parlando della breve e intensa vita di Pascal: «Bisogna sempre rammentare che Pascal non ha per nulla scelto il proprio destino, ma è stato scelto dal destino. Pascal, glorificando la crudeltà e l’implacabilità, glorificava Dio stesso, quel Dio che lo aveva sottoposto – al pari di Giobbe nei tempi andati – a prove inaudite. Tessendo le lodi dell’«incongruente», celebrava egualmente Dio, che lo aveva privato della consolazione della ragione.
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E quando riponeva tutte le sue speranze nell’«impossibile», Dio soltanto poteva ispirargli una simile pazzia.
Ricordiamo d’altronde quel che fu la sua vita. I suoi biografi ci dicono: sebbene dal 1647 alla sua morte siano trascorsi quasi quindici anni, tuttavia si può dire che visse ben poco in questo spazio di tempo, avendogli le malattie e le ininterrotte sofferenze lasciato appena due o tre anni di intervallo, e neppure di ottima salute poiché ottima salute non ebbe mai. Un intervallo di più sopportabile languore, nel quale non era del tutto incapace di lavorare.
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Sua sorella racconta: «Qualche volta ci diceva di non aver mai trascorso, dai diciotto anni in avanti, un giorno senza soffrire».
Eppure questa sofferenza tremenda, questa perdita della salute e questo continuo languore dell’animo oppresso dagli umani dolori, Pascal stesso dice, è stata la molla che gli ha permesso di comprendere le strutture della filosofia e dell’essere umano; grazie e attraverso le sofferenze ha potuto raggiungere ciò che altrimenti, probabilmente, con una vita “normale” gli sarebbe stato precluso.
In questa ottica Šestov passa in rassegna la vita di Pascal e ciò che egli riuscì a fare negli anni di lavoro, più che il “lavoro” stesso, presentandolo sotto una lente che nessun altro aveva mai utilizzato.
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