La Seconda guerra mondiale nel Mezzogiorno
Il Sud non votò per la monarchia perché liberato rapidamente dalle avanzanti Nazioni Unite; sceglieva il re sabaudo per le stesse ragioni, profonde, con le quali ha sempre rifiutato accelerazioni modernizzatrici che sembrava potessero mettere in crisi punti di riferimento rassicuranti e certezze antiche.
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Anzi, votò per la monarchia assai meno di quello che ci si poteva aspettare, considerando la sua storia di lunga lena, la trama che univa le gerarchie sociali alle scelte politico-istituzionali, un tessuto economico abbandonato a se stesso dal fascismo e pesantemente sconvolto sia dalle incursioni dei liberatori sia dalle distruzioni degli ex-alleati in ritirata.
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Un quadro mortificante che sembrò cercare nella figura del re un ancoraggio, una ricerca di riviviscenza della presunta epoca felice pre-bellica, un esorcismo collettivo dei drammi che si era stati costretti a sperimentare.
Fu addirittura un laboratorio anticipatore di fenomeni che segnavano l’intera storia del Paese: le stragi, le deportazioni, le resistenze, la ricostruzione democratica. Tutto tranne che il regno della passività e dell’attesa.
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La sua stessa Resistenza fu a dir poco originale, ma non assente: con il prevalere dell’impegno dei soldati e di una caratterizzazione patriottica che comunque rappresenta una delle componenti fondamentali del movimento di liberazione nazionale.
Vi furono italiane e italiani che, anche ponendosi in campi contrapposti, si schieravano, sceglievano, si riappropriavano di un destino comune.
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