Le Mille e una notte. Le avventure di Sinbad il terrestre
I lettori che si sono dilettati con le Avventure di Sindbad il Marinaio sanno che il famoso navigatore dei sette mari aveva un “doppio”, anche questo grande viaggiatore:
Sindbad il Terrestre (o Sindbad il Facchino).
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Ma il lettore occidentale non conosce nulla o quasi delle avventure di quest’ultimo. Traccia di alcune di queste avventure, riportate in forma riassuntiva, appaiono in alcune versioni delle Mille e una Notte. L’opera originale da cui sono tratte, capolavoro della letteratura avventurosa d’Oriente, non era mai stata tradotta fino ad ora.
Il lettore che segue passo dopo passo Hasan di Bassora (detto Sindbad il Terrestre), non cesserà di passare di meraviglia in meraviglia.
Ancora una volta è verso l’Oriente estremo che viene trasportato.
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Ma mentre Sindbad il Marinaio cerca di raggiungere la Cina per mare, il suo omonimo si lancia sull’antica Via della Seta e attraversa le solitudini desolate della Ferghana, della Mongolia e del Sin-Kiang prima di spingersi fino alle rive del lontano Giappone.
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Le sue straordinarie avventure, situate in quel meraviglioso islamico che tanta parte ha nella letteratura dell’epoca, vedono all’opera jinn e maghi ma, al di là dei prodigi ai quali assistiamo, fra le righe ci viene raccontata una storia che ha riferimenti con la realtà del tempo del nostro Hasan.
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Stiamo infatti parlando di un periodo che va dalla metà alla fine dell’XIII secolo e di un personaggio ancora molto legato alle tradizioni beduine e che fa ricorso ai versi per esprimere i propri stati d’animo.
Più ingenuo rispetto a Sindbad il Marinaio, Hasan, più legato al passato che al futuro, è il rappresentante di un mondo che sta per tramontare. Non ci resta che seguire il nostro eroe nel territorio dell’impossibile, tenendo presente che il viaggio, quale che sia la ragione che si prefigge, è prima di tutto la ricerca della Chimera.
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