L’utopia del mostro. Lettere inedite dal Nord-Europa (1925-1930)
Giuseppe Tomasi di Lampedusa tra il 1925 e il 1930 viaggiò moltissimo soggiornando nelle principali capitali europee visitando musei, cattedrali, castelli, parchi, non tralasciando di frequentare salotti, esposizioni e sale cinematografiche.
Era di una curiosità estrema: trentenne, viaggiava immerso nella letteratura europea. Andando di Paese in Paese, scriveva ai cugini Piccolo, a Lucio poeta e a Casimiro pittore.
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Le lettere qui presentate si sviluppano in un concreto bozzettismo e divertimento intimo, creando una linea di continuità progettuale, una specie di macchina romanzesca costruita su un “Mostro” bulimico e goloso di vita, di letture, di incontri.
Una “utopia” letteraria che preannuncia il futuro lavoro di cesello che egli adoperò nello scrivere Il Gattopardo: da lontano, dalle capitali europee che visitava, manteneva un contatto diretto con la Sicilia che era sempre nel suo animo e con la cultura della sua terra attraverso i due cugini Piccolo.
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Ma infine, chi è il “Mostro” se non lui stesso che, ineffabile divoratore di vite letterarie, guardava alla sua Palermo come a un altrove distante eppure conficcato nel profondo del suo animo, lui, nobile di antica casata dedito alla cura culturale del suo essere, lui che forse è stato l’ultimo Gattopardo del nostro secolo, un “doppio io” trasposto nel Don Fabrizio principe di Salina del celebre romanzo e della sua meravigliosa storia.
Questo volume presenta un preziosissimo inedito: vi sono raccolte trenta lettere che Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrisse ai propri familiari durante alcuni viaggi sul finire degli anni Venti. Vengono pubblicate grazie al contributo della Biblioteca di Via Senato di Milano. Il volume è presentato da Gioacchino Lanza Tomasi e curato da Salvatore Silvano Nigro, uno dei massimi studiosi di letteratura italiana contemporanea che, nell’introduzione, inquadra le lettere nel contesto della vita e della produzione lampedusiana.
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Giuseppe Tomasi di Lampedusa nacque a Palermo nel 1896 e morì a Roma nel 1957. Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale come ufficiale, dedicò la vita a letture e viaggi (intrapresi, questi ultimi, come una sorta di ricognizione dei luoghi della letteratura).
La sua cultura e la sua sensibilità divennero ben presto enormi, come ottima divenne la sua conoscenza del francese, dell’inglese e del tedesco. Scrisse saggi su Stendhal e su alcuni periodi della letteratura francese e inglese, più alcuni racconti, ma nulla pubblicò in vita. Il Gattopardo, il romanzo italiano più famoso del secondo dopoguerra, apparve un anno dopo la sua morte, e regalò al suo autore fama mondiale.
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