Mahābhārata – 5 Vol.
Composto fra la seconda metà del II secolo a.C. e l’anno zero, il Mahabharata, “Il grande (poema) dei discendenti di Bharata”, è fra le opere capitali della letteratura d’ogni tempo e paese.
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Dentro la vicenda epica che ne costituisce l’ossatura, che occupa la metà circa dell’opera, sono intrise altre vicende mitiche ed epiche secondarie, genealogie divine e umane, novelle, ma soprattutto trattazioni teologiche, filosofiche, etiche, geografiche, scientifiche ante litteram e perfino frammenti di enigmistica. Ed è esattamente proprio questo assetto che al gusto attuale ne fa un capolavoro unico.
Il centro della riflessione sfaccettata che vi si sviluppa è il dharma, la “legge sacra” o l’“ordine sociocosmico”.
L’opera si autodichiara sorgente di luce spirituale – con al centro la
→ Bhagavadgita, “Il canto del Signore”, che si può considerare il Vangelo di centinaia di milioni di hindu –, proseguimento della rivelazione sacra e fonte di autorità in ogni campo.
Una strofe molto famosa, collocata al principio e alla fine del Mahābhārata proclama che quello che nel poema si trova riguardo al dharma e ai fini dell’esistenza si può anche trovare altrove, ma quello che lì non si trova non c’è da nessuna parte.
In altre parole: l’opera racchiude e dischiude in ogni aspetto e dimensione la sacra legge eterna.
Il lavoro di Kerbaker, riveduto dai suoi successori, offre al lettore oltre un sesto del poema. La scelta per la versione dell’ottava ariostesca è naturalmente intonata al metro usato per l’epica nella grande tradizione italiana. Al lettore contemporaneo le strofe kerbakeriane, molto scorrevoli, offrono con il loro linguaggio dovizioso un sapore inconfondibile, con immagini poetiche felici e lampi di folgorazione potente.
Senza nulla perdere della caratteristica originaria, lo stile di Kerbaker vi aggiunge la grazia orecchiabile e lo stupore incantato di una infinita, fantasmagorica fiaba.Michele Kerbaker (Torino 1835-Napoli 1914) è stato uno dei padri degli studi di indologia in Italia.
Letterato elegante, coltissimo e verseggiatore raffinato, Kerbaker si guadagnò con le sue traduzioni l’apprezzamento precoce di Giosuè Carducci e quello postumo di Benedetto Croce.
Ebbe la cattedra in Lingue e letterature comparate, fu accademico dei Lincei e insegnò in quello che oggi è l’Istituto Orientale di Napoli.
Da autodidatta imparò il sanscrito e dedicò buona parte della sua vita a tradurre il più grande poema epico dell’umanità, il Mahabharata, lavoro con il quale è giustamente passato alla storia.
5 volumi indivisibili
vol 1- 304 pp
vol 2 – 304 pp
vol 3 – 304 pp
vol 4 – 256 pp
vol 5 – 272 pp
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