Massime del Cardinale di Retz
Questo libretto compendia in passi tematici le straordinarie Memorie del Cardinale di Retz.
Lo intitoliamo genericamente Massime per il diffuso colore aforistico, però voltiamo le spalle al valore normativo che la parola può tirarsi dietro.
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Qui l’accento è sulla pratica, non sulla regola, il titolo alternativo potrebbe essere Esperienze. Una lettura frammentaria come questa non è una banale scorciatoia, offre un complemento al testo: è vero che sacrifica il poderoso tessuto narrativo, però aiuta a metterne in risalto la straordinaria e fresca intelligenza.
Sia chiaro (è accaduto di equivocare) che l’operazione non ha niente da spartire con le massime del contemporaneo La Rochefoucauld: i suoi fiorellini in vaso sulla debolezza di significato delle parole “vizio” e “virtù”.
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Questa di Retz è boscaglia selvaggia. In vita i due furono nemici per la pelle. Il focoso cardinale si limitò a sorridere con garbo del duca, ritraendolo come uomo che sprecava in velleità truculente la sua unica dote: far bella figura in salotto.
Ma il duca tentò clamorosamente in pubblico, addirittura in Parlamento, di ammazzare il cardinale. Senza sporcare più di tanto le sue manine curate, con l’aiuto di un compare, gli serrò il collo a sorpresa fra i battenti di una porta e invocò invano a gran voce chi lo accoltellasse alle spalle. L’assolutismo di Luigi XIV fece piazza pulita di qualsiasi dibattito parlamentare.
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I fiorellini di La Rochefoucauld rimasero a impolverarsi nel salotto di una congetturata “civiltà della conversazione”.
Invece la boscaglia di Retz ebbe destino eroico. Segnò su carta l’esordio di un percorso avventuroso, che alla lunga culminò in piazza e su campi di battaglia. Retz inaugurò quella Francia paese più intelligente d’Europa, che divenne il paese più sanguinario (la Rivoluzione), e finì il paese più aggressivo (Napoleone). L’epilogo ripiegò a vivere su carta: Stendhal.
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Paul Gondi (1613-1679) fu parigino con lieviti fiorentini e Cardinale di Retz perché quel titolo ducale apparteneva alla sua famiglia.
Il nome si leggeva Rè; Paul si firmava di solito cardinal de Rais. Era il titolo appartenuto due secoli prima a quel Gilles de Rais, compagno d’armi di Giovanna d’Arco, che fu impiccato e arso come stupratore omicida di una quantità di ragazzini, e ritenuto ispiratore del Barbablù della fiaba riportata da Perrault.Come cardinale ebbe un ruolo rilevante nell’elezione di qualche papa, ricevette persino voti in conclave.
Sembra sia stato l’unico partecipante a conclavi di cui resti documentata l’allegra violazione senza riserve del giuramento di non rivelarne l’andamento senza autorizzazione papale.
Aveva ricoperto il ruolo centrale nella Fronda del Parlamento contro il cardinal Mazzarino. Il Re Sole e i suoi confessori gesuiti continuarono a considerarlo un pacco-bomba; neanche morire lo sdoganò. Fu sepolto in un loculo anonimo, seppure nascosto fra le tombe dei re di Francia.
La sua rimase l’unica sepoltura intatta nella Basilica di Saint-Denis, quando le altre furono aperte e svuotate al tempo della Rivoluzione
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