Mayamata. Trattato sull’abitare, sull’architettura e sull’iconografia dell’India antica
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La stesura dell’opera, considerata rivelazione divina, fa parte dei testi religiosi tradizionali delle sette shivaite (Agama) e venne attribuita a Maya, uno dei quattro massimi architetti del mito. Il contenuto dell’opera riflette, con i modi e le forme dell’architettura di epoca Cola (secolo IX-XIII), l’ambiente culturale dell’India del Sud di quel tempo.
II trattato, nella forma pervenutaci, si può dividere in tre parti: la più importante ed estesa, sulle abitazioni e sugli insediamenti; un’altra, più contenuta, su alcune costruzioni mobili di uso cerimoniale, e l’ultima, di un solo capitolo, sull’iconografia.
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L’argomento principale del Mayamata è l’abitazione: al tempio, dimora del simulacro divino, vengono però riservate indicazioni estese e minuziose.
Dal testo è invece vistosamente assente qualsiasi elemento di tecnica delle costruzioni forse perché l’opera, destinata agli addetti ai lavori, dava per scontati i non molti accorgimenti di carattere statico che potevano essere adottati. Gli edifici, secondo il Mayamata, dovevano essere realizzati conformemente alle regole, perciò proporzionati, piacevoli e solidi a vedersi, rispondenti allo scopo per cui venivano costruiti.
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Le prescrizioni tenevano in debito conto la logica delle caste oltre al livello di benessere e di importanza dei destinatari delle costruzioni, a cui dovevano essere commisurati il tipo e la qualità dei materiali, le dimensioni e le forme da scegliere all’interno di un ristretto repertorio consolidato, evitando per quanta possibile l’originalità delle soluzioni.
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Le traduzioni del Mayamata dalla versione in sanscrito di T.G. Shastri (1919), in francese prima (1970-76) e in inglese poi (1994), sono dovute a Bruno Dagens. Da queste Annamaria Dallaporta e Lucia Marcato hanno ricavato il testo in italiano, debitamente riveduto e corretto, corredandolo di nuove illustrazioni.
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Con il Mayamata si viene a completare la pubblicazione dei trattati fondamentali sulla produzione “artistica” dell’India antica (Vastusutra Upanisad per la scultura, Citrasutra per la pittura) che Luni Editrice propone per la prima volta in Italia all’attenzione degli studiosi e di quanti possono essere motivati ad approfondire la conoscenza della tradizione culturale dell’India.
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Annamaria Dallaporta è laureata in Scienze Geologiche e in Lingue e Letterature Orientali (lingua hindi). Lucio Marcato è laureato in Architettura. Da più di trent’anni si dedicano allo studio dell’India Antica con particolare riguardo all’archeologia dell’Età del Ferro dell’antico Panchala (parte dell’attuale Uttar Pradesh), partecipando a ricognizioni e scavi.
Per Luni Editrice hanno tradotto e curato la versione italiana di: Vastusutra Upanisad. Fondamenti della Scultura Sacra nell’India Antica, Milano, 2015; Citrasutra. Trattato sulla Pittura nell’India Antica, Milano, 2016.
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