Monarchia. Con il commentario di Cola di Rienzo e Volgarizzamento di Marsilio Ficino
La Monarchia espone il pensiero definitivo di Dante su un tema da secoli controverso: il rapporto tra il potere dell’imperatore e quello del papa. La soluzione di Dante è esemplare e al contempo sottile: stabilito che è allo Stato che spetta la supremazia, egli chiarisce che essa non può non avere come punto di riferimento l’autorità papale, a cui occorre guardare con «quella reverenza che il figlio primogenito deve usare nei confronti del padre».
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Tale soluzione viene sostenuta da una stringente quanto impressionante argomentazione, suddivisa in tre filoni corrispondenti ai tre libri di cui la Monarchia si compone e dedicati alla dimostrazione di altrettante tesi:
la necessità del monarca per il benessere del mondo, il pieno diritto che ebbe il popolo romano a costituire un impero, la diretta dipendenza da Dio dell’autorità del monarca.
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Così, sulla base del metodo aristotelico, Dante dimostra, argomenta, confuta tesi avversarie, costruendo passo passo la sua immortale difesa della monarchia universale.
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L’opera suscitò discussioni, avversioni e adesioni. Quanto a queste ultime, alcuni decenni dopo la morte del poeta comparve il Commentario ghibellino di Cola di Rienzo – qui in prima traduzione italiana assoluta – e, a distanza di quasi un secolo, la traduzione in volgare toscano di Marsilio Ficino – anch’essa qui presente nel testo critico fissato da Prudence Shaw.
La versione italiana della Monarchia è stata condotta da Nicoletta Marcelli e Mario Martelli, quella del Commentarium di Cola di Rienzo da Paolo D’Alessandro e Francesco Furlan.
Entrambe le versioni sono seguite dai testi latini originali, stabiliti da Pier Giorgio Ricci. Francesco Furlan presenta i testi e li “lega” tra loro nell’ampia introduzione, con una nota bibliografica, un commento generale e una nota ai testi, mentre una nota alla traduzione si deve a Mario Martelli.
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Dante Alighieri (Firenze 1265 – Ravenna 1321) è il padre della lingua italiana, poeta, scrittore, politico, ha consacrato la sua fama con la Divina Commedia, universalmente nota e riconosciuta come uno dei capolavori assoluti dell’intelletto umano.
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