Munari, Einaudi e l’Abecedario fantasma
La storia qui presentata è quella di un abecedario, pubblicato da Einaudi nel 1942 nella collana allora denominata Letteratura per la gioventù e l’infanzia, pensato e disegnato da Bruno Munari.
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Un gioiello dal punto di vista editoriale: più di un esperto lo considera il più importante esempio di abecedario modernista mai realizzato.
Un libro geniale, come tutte le idee grafiche ed editoriali del grande designer e artista, e molto semplice nella sua originalità: di formato quadrato, a ogni lettera dell’alfabeto sono dedicate due pagine, una colorata, a sinistra, su cui compare la lettera sia in corsivo sia in stampatello, e l’altra, a destra, con due parole corredate da relative immagini, dalla A alla Z. Un libro oggi di una rarità assoluta.
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A un certo punto, sfogliandolo, si arriva alla pagina che cambia la storia di quella pubblicazione e, in una certa maniera, anche la biografia intellettuale di Munari, è la pagina dedicata alla “H”: qui Bruno Munari sceglie di usare il disegno di un “hitleriano”, un miliziano tedesco con uno stendardo dalla croce uncinata. Un errore allora, un orrore oggi come scrive Luigi Mascheroni nell’introduzione.
Claudio Pavese, massima autorità quando si parla della casa editrice dello Struzzo, apre il sipario di un teatrino sconosciuto, sul palco del quale recitano attori del calibro di Bruno Munari e Giulio Einaudi, comparse improvvisate come il commissario straordinario della casa editrice Paolo Zappa, il fascismo e la sua rovina del 1943: una specie di storia di spie a posteriori, nella quale si indaga su un fatto (l’“hitleriano” dell’Abecedario), ricostruendo il movente e cercando di trovare “la mano di chi sparò il colpo” autorizzando la pubblicazione da parte di una casa editrice assolutamente non allineata al regime come la Einaudi.
Dubbi, certezze e domande lasciano aperte molte porte ma non possono cancellare con una macchia nera di inchiostro l’“hitleriano” stampato nel volume.
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Claudio Pavese ama definire la sua attività “archeologia editoriale”. Libro dopo libro, da oltre quarant’anni, cerca di ricostruire vere e proprie avventure editoriali del nostro Paese con particolare attenzione alla forma del libro. Questo interesse è trasversale ed è orientato verso tutte le case editrici italiane del Novecento, ma ha dedicato la maggior parte della sue ricerche all’Einaudi storica (1933-1983) che ritiene sia la massima espressione editoriale del secolo passato.
La sua raccolta ragionata di oltre 5.000 titoli in originale della Casa, unica esistente, riesce a dare una chiara visione di quella meravigliosa avventura. Grazie a questi preziosi reperti e a un paziente lavoro di ricerca portato avanti su archivi, epistolari e interviste, ha scritto numerosi saggi e racconti, sviluppa mostre, tiene convegni in Italia e all’estero.
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- Quando Munari scelse la “H” di Hitler – Il giornale – 10/06/21
- Munari, l’hitleriano e una notevole macchia – Stefano Salis 13/06/21 Sole 24 Ore
- Pavese, il bibliofilo che va a riscoprire l’hitleriano di Munari – Massimo Novelli 17/06/21 Il Mattino
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