Nell’estremo Oriente
Barzini è a Hong Kong alla fine di luglio del 1900.
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Ha 26 anni ed è al suo primo incarico impegnativo.
«Tutto l’immenso piano non è che un cimitero. In questa caratteristica sta la fisionomia cinese. La Cina è il cimitero di una civiltà che è morta da mille anni …».
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«I barbari siamo noi. Perdo la netta percezione dei che cosa sia vera civiltà; tutto quanto credevo prima, crolla e si dilegua…».
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A conferma dei suoi dubbi, si dilunga a descrivere la vita quotidiana degli abitanti di Pechino subito dopo la fine dei disordini, evidenziandone l’operosità, la cortesia, la bellezza delle produzioni artistiche e artigianali.
Ne descrive feste, riti funebri e cerimonie sottolineandone la dignitosa solennità e l’elegante accuratezza con uno sguardo nuovo e molto moderno su una civiltà “altra”, ma non per questo meno raffinata, antica e degna di tutto il nostro rispetto.
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Luigi Barzini (Orvieto 1874 – Milano 1947) è stato un giornalista, scrittore e corrispondente di guerra italiano. Per il Corriere della Sera, nel 1900 è corrispondente di guerra in Cina, dove è testimone della ribellione dei Boxer e si distingue per l’abilità con cui raccoglie notizie di prima mano.
Nel 1907 accompagna il principe Scipione Borghese nella famosa competizione automobilistica di inizio secolo da Pechino a Parigi. Negli anni Venti Barzini abbandona il Corriere per recarsi negli Stati Uniti, dove dirige il quotidiano italoamericano Corriere d’America dal 1923 al 1931. Ritornato in Italia diventa senatore e dopo la guerra vivrà a Milano.
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