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Ninni Bruschetta – L’officiante

15,20

Ninni Bruschetta
pp. 128
ISBN: 9788879848602
COD: 1104-g Categorie: , Tag: , , GTIN: 9788879848602

L’officiante. Considerazioni sul mestiere dell’attore e sulla sua funzione sociale

Esiste una analogia tra il mestiere dell’attore e la figura dell’officiante, tra il teatro e il rito e per questo motivo si è portati a ritenere che l’origine di questa disciplina si perda nel tempo e sia, in qualche modo, connaturata nell’uomo; ma la tradizione teatrale non può essere un’invenzione, né una moda o un’abitudine: essa è una necessità.

 

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In questo senso il teatro si può dire tradizionale poiché è nato con l’uomo, e ciò che si può definire esoterico in teatro è legato al compito dell’attore quando è rivolto verso una ricerca interiore, nettamente opposta e antitetica alla ricerca dell’esteriorità.

Ciò che rende straordinario il lavoro dell’attore è il completamento di questo percorso interiore, che avviene nel momento in cui l’attore entra in contatto con il pubblico esprimendosi con una rappresentazione esteriore. La complementarità di questa raffinata dualità è ciò che rende popolare l’arte teatrale e nel contempo ne svela la natura tradizionale: il rito non è altro che un simbolo agito, in cui l’officiante ha lo stesso ruolo dell’oggetto simbolico; la sua azione è la rappresentazione formale di un contenuto, e tutto ciò che avviene in una rappresentazione teatrale è simbolico e, dunque, rituale. 

 

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Se il teatro è in grado di parlare all’intelletto è anche vero che per prima cosa parla ai sensi.

Si potrebbe dire che i sensi siano il veicolo della rappresentazione, ciò che in qualche modo gli consente di arrivare all’intelletto. Sono i sensi che consentono di percepire tutto ciò che ci serve per intelligere. L’attore costruisce la sua “mediazione” proprio sulla sollecitazione dei sensi e attraverso di essi giunge direttamente all’intelletto.

 

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È nell’immediatezza della percezione che noi immaginiamo questo contatto intellettuale tra l’attore e lo spettatore. L’esperienza teatrale si sviluppa nella magia dell’effimero e si completa in esso, si svolge nel tempo dell’azione teatrale che è un non-tempo, quasi un attimo, un’aspirazione all’eterno. O, come scrive René Guénon: «Per questo il teatro è un simbolo della manifestazione, della quale esprime nel modo più perfetto possibile il carattere illusorio».

 

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Ninni Bruschetta (Messina 1962), è un attore. Ha preso parte a più di cento titoli, tra cinema, televisione e radio. Ha lavorato con grandi autori come Paolo Sorrentino, Marco Tullio Giordana, Woody Allen, Margareth Von Trotta, in commedie di grande successo come Quo Vado? di Gennaro Nunziante, con Checco Zalone, in popolari serie e film tv come Squadra Antimafia, Borsellino, Lo scandalo della Banca Romana, Fuoriclasse, I bastardi di Pizzofalcone, La linea verticale, La stagione della caccia e nelle quattro serie Boris, di Giacomo Ciarrapico, Torre e Vendruscolo. Ha firmato più di quaranta regie teatrali: dai classici – Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra, Amleto, Medea – agli autori italiani del ’900, fino al teatro contemporaneo (Edoardo Erba, Claudio Fava). Ha inciso il disco jazz I Siciliani, con Cettina Donato. Ha pubblicato con Sellerio le sue sceneggiature cinematografiche e due saggi con Bompiani e Fazi.

 

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