Parmenide incatenato. Le Fonti delle verità metafisiche
Dice l’Autore: «Noi viviamo circondati da una infinita moltitudine di misteri. Ma per quanto enigmatici siano i misteri che circondano l’essere, la cosa più enigmatica e più conturbante è che il mistero esiste in generale, e che noi siamo definitivamente e per sempre tagliati fuori dalle sorgenti e dai princìpi della vita.
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È questa, di tutte le cose di cui siamo testimoni quaggiù, evidentemente la più assurda, la più insensata, la più terribile, quasi antinaturale, che ci spinge irresistibilmente a pensare che o c’è qualche cosa che non va nell’universo, oppure la maniera con la quale cerchiamo la verità e le esigenze che le attribuiamo sono errate fin dalle radici.
Qualunque sia la nostra definizione della verità, noi non possiamo mai rinunciare alla chiarezza e distinzione di Descartes.
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Dunque la realtà non ci mostra che un mistero eterno, impenetrabile, come se anche prima della creazione del mondo qualcuno avesse vietato una volta per tutte all’uomo di raggiungere quello che per lui è la mèta più necessaria e importante.
Quel che noi chiamiamo verità, quel che noi otteniamo per mezzo del pensiero si trova a essere in un certo senso incommensurabile, non solo nei riguardi del mondo esterno dove ci hanno immerso fin dalla nascita, ma anche per la nostra propria esperienza intima.
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Non è il grande Parmenide che comanda alla verità, è la verità che regna su Parmenide.
Impossibile rifiutare di obbedire alla verità che costringe. Anzi è impossibile non benedirla, qualunque sia la cosa alla quale essa ci costringe. È in ciò che risiede la suprema saggezza, umana e divina, e il compito della filosofia consiste nell’insegnare agli uomini a sottomettersi con gioia alla necessità che nulla ode ed è a tutto indifferente».
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Ebbene, Šestov ci indica alcune delle interpretazioni alle quali siamo abituati ma che sono totalmente fuorvianti della verità.
La ricerca delle fonti metafisiche è ancora oggi, nonostante la dispersione totale dell’essere e la non presenza sulle questioni profonde della ricerca spirituale, la vera e sola prerogativa che noi uomini abbiamo; per questo motivo l’Autore si rifà necessariamente a Socrate, Platone, Aristotele e al “moderno” Leibniz, perché la loro visione del senso assoluto della ricerca, del punto su cui fissare lo studio sono attuali più che mai.
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Lev Šestov (Kiev 1866 – Parigi 1938) è stato un filosofo russo. Entrato in contrasto con i bolscevichi durante la rivoluzione russa, andò esule a Parigi nel 1921 e vi rimase fino alla morte.
Il suo pensiero rappresenta una violenta polemica contro la scienza, la filosofia, la ragione: per lui la filosofia si deve occupare di libertà, di Dio, di immortalità: problemi dove la scienza è del tutto inutile. In questo saggio su Pascal, Šestov svela la sua visione della vita attraverso l’analisi dell’opera e della vita stessa di Blaise Pascal.
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