Quando avevo cinque anni mi sono ucciso
Burt è un bambino come tanti, frequenta la terza elementare e il suo mondo è fatto di personaggi dei cartoni animati, di Zorro e Superman, di genitori premurosi e un po’ distratti, di sogni e di avventure immaginarie.
Non è altro che il quotidiano dei bambini della sua età, ma che ora rivive in una serie di flash-back, perché Burt è stato ricoverato in un istituto psichiatrico.
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Burt in apparenza è un bambino come tanti, eppure è diverso da tutti, osserva gli adulti con lucidità e vede che non c’è proprio niente di quello che dicono e fanno che abbia senso: nel mondo dei grandi tutto è prevaricazione, ipocrisia, arbitrio. Tutto è una bugia. La sola salvezza è una segreta ribellione, e l’amicizia speciale con Jessica, una compagna di scuola altrettanto ribelle e stranamente coraggiosa.
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Sarà proprio l’intensità di questa amicizia a mettere definitivamente Burt di fronte alla spietatezza degli adulti. La piccola guerra privata di un bambino e una bambina contro l’ipocrisia dei grandi si trasforma nel racconto di Buten in un’appassionata, secca difesa di chi è troppo diverso e vulnerabile per rientrare negli schemi. Solo l’ironia e la poesia riscattano Burt da un’esperienza in cui tutto appare crudele e privo di senso, la stessa ironia e poesia con cui l’autore ci porge un messaggio che, dietro a uno stile apparentemente ingenuo, si rivela provocatorio e radicale.
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Come in Qualcuno volò sul nido del cuculo, il piccolo Burt, quasi un McMurphy in erba, è irriducibile nello sfidare le regole del sistema.
Nel suo caso il sistema è non solo l’istituzione psichiatrica, ma il mondo degli adulti in generale.
Lo sguardo di Burt smaschera le loro finzioni e allo stesso tempo ne svela tutto il ridicolo, con un umorismo che spiazza il lettore e lo coglie di sorpresa, rifiutando ogni facile autocommiserazione.
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Burt e la sua amica Jessica saranno presto scacciati dal loro “verde paradiso degli amori infantili, innocente paradiso”… Volevano smettere di essere bambini e ottenere la libertà, ma dovranno diventare grandi troppo presto, per combattere contro il conformismo e il puritanesimo degli adulti.
Avvincente, coraggioso, ma anche divertente, Quando avevo cinque anni mi sono ucciso ha venduto centinaia di migliaia di copie in Francia e nel mondo, riscuotendo un grandissimo successo di pubblico e di critica.
Avvincente, coraggioso, ma anche divertente, Quando avevo cinque anni mi sono ucciso ha venduto centinaia di migliaia di copie in Francia e nel mondo, riscuotendo un grandissimo successo di pubblico e di critica.
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Howard Buten (Detroit 1950) vive da molti anni in Francia, dove ha ottenuto numerosi riconoscimenti di pubblico e di critica. Psicologo di formazione, da sempre affianca all’attività terapeutica quella di scrittore e di attore.
Come psicologo ha lavorato in un istituto per ragazzi portatori di handicap, The Children’s Orthogenic Center, a Detroit. In seguito ha proseguito la sua esperienza clinica specializzandosi in neuropsichiatria e psicoanalisi in Francia, dove ha fondato nel 1997 il centro “Adam Shelton” nei sobborghi di Parigi, per la terapia dei ragazzi autistici.
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Nel suo centro Buten ha voluto applicare dei sistemi innovativi, utilizzando vari metodi terapeutici di psicologia comportamentale e psicoanalisi insieme a pratiche corporee, musica, arte e sport. Ha ereditato dalla madre cantante il talento artistico che lo porta a suonare diversi strumenti; negli anni ’70 incontra il “circo” e nel 1973 crea il suo personaggio, Buffo il clown, che ha portato sulle scene teatrali di tutto il mondo con grande successo. Nel 1991 è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres per meriti artistici e letterari.
Come scrittore ha pubblicato molti romanzi. Con Quando avevo cinque anni mi sono ucciso, Luni Editrice dà inizio alla pubblicazione
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