Un viaggiatore arabo nelle oscure terre del lontano Nord
Un viaggiatore arabo nelle oscure terre del lontano Nord. Nel giugno 921 un’ambasceria musulmana lasciava Baghdad per ordine del califfo al-Muqtadir, diretta al sovrano dei Bulghàr del Volga il quale, convertitosi all’Islam, chiedeva al califfo l’invio di una missione per istruire il suo popolo alla nuova fede e un sostegno economico per costruire una fortezza contro i nemici Khazari.
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Incaricato della missione fu Ahmad ibn Fadlàn che, rientrato a Baghdad, redasse una relazione sul viaggio.
L’ambasceria, attraverso la Persia e il Khuràsàn raggiunse Bukhara, allora capitale dei Samanidi. Risalì per via fluviale il corso dell’Oxo fino a Kath, l’antica capitale del Khwàrazm e da qui, ripassato il fiume, iniziò dall’odierna Urghenc il viaggio per terra nel paese dei Turchi. Attraversò il Khwàrazm, il paese dei Ghuzz, dei Peceneghi e infine degli stessi Bulghàr (che Ibn Fadlàn chiama Saqàliba), al cui accampamento, posto alla confluenza della Kama con il Volga, l’ambasceria giunse nel maggio 922.
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Ibn Fadlàn ci ha descritto in modo vivace l’inverno gelido del Khwàrazm, un’aurora boreale contemplata sul Volga, gli usi primitivi e brutali di Ghuzz, Peceneghi, Bulghàr e Khazari, di cui è attento osservatore.
Di particolare interesse il suo incontro con i Rùs, commercianti vichinghi, dei quali descrive costumi e pratiche religiose, nonché la sola, vivida testimonianza che possediamo di un funerale vichingo.
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Del libro di Ibn Fadlàn si conoscevano solo degli estratti tramandatici dal geografo arabo del XIII secolo Yaqùt, fino a quando, nel 1923, fu scoperta in Iran una redazione abbreviata, ma organica dell’opera completa e da allora essa è stata oggetto di studi, edizioni e traduzioni che hanno evidenziato la sua eccezionale importanza di antica fonte genuina sulla storia, la geografia, l’etnografia e il folclore delle regioni asiatiche ed europee descritte.
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Ibn Fadlan – Ibn Fadlan
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